Cuneo fiscale 2020: come funziona all’interno della Legge di Bilancio

Novità nella busta paga 2020: cosa cambia e chi ne beneficerà

La Legge di Bilancio 2020 porta una serie di novità nelle buste paga dei lavoratori dipendenti. La manovra ha infatti stanziato delle risorse economiche per poter aumentare il valore netto degli stipendi. Sarà però un decreto attuativo a stabilire le modalità di funzionamento del provvedimento fiscale, enunciando cosa cambia, chi saranno i beneficiari ed il reale importo del bonus.

Analizziamo le ipotesi più accreditate facendo chiarezza sui concetti base della materia.

  • Cos’è il cuneo fiscale, cosa significa e come calcolarlo
  • I tagli sul cuneo fiscale secondo la Legge di Bilancio 2020
  • I papabili beneficiari delle agevolazioni fiscali 2020
  • Che fine farà il bonus Renzi nel 2020?

Cos’è il cuneo fiscale, cosa significa e come calcolarlo

Il cuneo corrisponde alla somma delle imposte dirette, dei contributi previdenziali e delle imposte indirette che gravano sia sui datori di lavoro che sui redditi dei lavoratori. In altre parole si può dire che questo valore indichi la differenza calcolata sottraendo al costo che l’azienda sostiene per un  lavoratore, lo stipendio netto percepito da quest’ultimo. Da questa definizione si comprende come tale aspetto fiscale si differenzi in funzione al soggetto al quale si riferisce.     Dunque possiamo calcolare questo dato nel seguente modo:

  • lavoratore dipendente = il CF è dato dalla somma delle addizionali comunali e regionali, dei contributi previdenziali e del valore IRPEF;
  • lavoratore autonomo o libero professionista = il CF si ottiene aggiungendo anche l’IVA alla somma utilizzata per i lavoratore dipendente;
  • datore di lavoro = il CF ha una forma simile a quella relativa ai lavoratori autonomi e liberi professionisti ( Addizionali comunali e regionali, contributi previdenziali, valore IRPEF e IVA).

I tagli sul cuneo fiscale secondo la Legge di Bilancio 2020

La manovra economica 2020, approvata dal Senato il 19 dicembre 2019, conferma lo stanziamento di importanti risorse destinate alla riduzione delle tasse sul lavoro. Benché le modalità di attuazione del taglio fiscale saranno definite tramite un decreto attuativo, atteso comunque nei primi mesi di questo nuovo anno, si cerca di delinearne la strategia in base alle indiscrezioni finora filtrate dagli esponenti del Governo.

Tra le conferme più accreditate spicca quella relativa alla fascia di reddito beneficiaria di tale provvedimento. Si parla infatti di una riduzione della tassazione nelle buste paga che generano redditi dagli 8.000 euro ai 35.000 euro.  L’effetto desiderato è quello di aumentare lo stipendio netto, dando allo stesso tempo una piccola sforbiciata, molto meno incisiva, all’importo della retribuzione lorda. Il valore monetario del bonus non è ancora chiaro. Inizialmente si era ipotizzato un totale di circa 1500 euro all’anno, sceso successivamente a 500 euro e poi abbassato ancora 240 euro.

Assoluta mancanza di chiarezza anche sul fronte della modalità di erogazione, non si sa infatti se sarà pagato mensilmente o in un’unica soluzione denominata “bonus vacanze”.

I papabili beneficiari delle agevolazioni fiscali 2020

La nuova agevolazione fiscale prevista dal Bilancio 2020 si rivolgerà ai lavoratori dipendenti che oggi già percepiscono il bonus Renzi. Inoltre il taglio della tassazione in busta paga si allargherà a coloro che ne sono rimasti esclusi,  poiché titolari di redditi superiore a 26.600 euro.

Dunque avremo due fasce distinte:

  • i lavoratori con redditi da 8.000 euro a 26.500 euro (già beneficiari del bonus Renzi da 80 euro mensili)
  • i lavoratori che percepiscono un reddito compreso tra i 20.600 euro e i 35.500 euro.

In un primo momento si era anche paventata l’ipotesi di riconoscere agevolazioni, sotto forma di credito di imposta, per gli incapienti ossia coloro che percepiscono un reddito che va da 0 a 8.000 euro all’anno. Oggi sembra che questo aiuto non sarà attuato e che per questi soggetti non sarà predisposto alcun contributo.

Non è difficile comprendere come la riduzione sul reddito da lavoro porterà nel complesso un beneficio con importo maggiore per chi oggi già percepisce i famigerati 80 euro: il taglio del cuneo sarà infatti sommato al Bonus Renzi.

Secondo le indiscrezioni fatte trapelare dal Viceministro all’economia Antonio Misiani, il valore del bonus, che molto probabilmente sarà erogato dal mese di luglio 2020, si può sintetizzare in questo modo:

  • per i redditi tre 26.600 euro e 35.000 euro si parla di una detrazione di 80 euro mensili;
  • per i redditi compresi tra 26.000 euro e i 15.000 euro il bonus Renzi ( del valore di 80 euro) diventa una detrazione fiscale maggiorata però di circa 20 euro;
  • per la fascia di reddito compresa tra i 15.000 euro  e gli 8.200 euro resta applicato il bonus Renzi sempre con il medesimo valore;
  • i redditi inferiori a 8.000 euro restano fuori dal taglio del cuneo poiché per questi è già previsto come aiuto economico il reddito di cittadinanza.

Questi calcoli si basano sui 3 miliardi stanziati dalla Legge di Bilancio 2020 ma la manovra prevede che la somma messa a disposizione sarà duplicata nell’anno successivo. Nel 2021 si potrà contare quindi su 6 miliardi di stanziamento in favore del taglio del cuneo e dell’abbassamento della tassazione per i redditi da lavoro, potendo così ricomprendere anche le imprese e raddoppiare il valore dei bonus 2020.

Che fine farà il bonus Renzi nel 2020?

Uno degli argomenti più dibattuti in merito a questa nuova manovra fiscale verte proprio sul futuro del bonus Renzi. Ci si chiede principalmente se questo sarà mantenuto, aumentato o completamente assorbito dal taglio del cuneo.

Le novità fanno pensare che l’ipotesi più accreditata sia quella di creare una platea uniforme e razionalizzata in merito alle Tax Expenditures. In una prospettiva simile il bonus Renzi, che oggi vale circa 10 miliardi di euro all’anno, verrebbe assimilato completamente nella nuova dicitura della busta paga per i lavoratori che hanno diritto al provvedimento. Meno accreditata sembra la possibilità che entrambi i provvedimenti, che hanno come denominatore comune l’aumento dello stipendio netto, compaiano in busta paga come due voci separate.