Impresa: quante start-up sono nate in Italia negli ultimi 5 anni?

Chi decide di fondare una start-up deve essere pronto a entrare in un panorama nuovo del mondo dell’impresa, dove le idee diventano velocemente realtà. Non bisogna farsi spaventare, a volte bisogna essere davvero dei visionari. Qui di seguito illustreremo questa nuova prospettiva del fare impresa, tralasciando tutti i pregiudizi da parte. Infatti nel nostro paese sono sempre di più gli statupper, cioè le persone che decidono di fondare una società a capitale tecnologico. Ma in Italia, quante sono e di cosa si occupano principalmente? Il nostro scenario, calcolato nell’arco di tempo degli ultimi cinque anni, è andato di pari passo con quello europeo o il nostro paese è rimasto, ancora una volta indietro?

Caratteristiche delle start-up italiane

Molti pensano che le start up italiane siano poche, ma questo è un luogo comune errato. Infatti le startup innovative registrate nei confini nazionali prima del Covid erano più di 10000. Al termine del 2019 se ne registravano 10.882. Questi sono i dati consultabili dallo studio di monitoraggio trimestrale dedicato alle realtà delle startup promosso da InfoCamere e Mise. Dove si trova la massima concentrazione di queste nuove aziende in Italia? La Lombardia ne registra poco più di un quarto del totale, Milano è l’incubatore principale con più di 2000 startup. Per quanto riguarda la densità d’impresa, a farla da padrone è il Trentino Aldo Adige con il 5,3% di start up registrate negli ultimi 5 anni.

Da questo studio si può notare che il 73,7% delle start-up si occupa della fornitura di servizi a imprese, come ad esempio: servizi di informazione, attività di R&S e produzione di software. Il 17,6% rientra invece nel settore di tipo manifatturiero, mentre il 3,4% si occupa di commercio. In qualche settore le start up di tipo innovativo hanno una presenza più rilevante, infatti l’8,3% si occupa di servizi d’imprese mentre il 5,1% si dedica alla produzione manifatturiera. Risulta molto interessante anche la componente socio-demografica. Il 19,8% è fondata da under 35, il 13,5% può invece contare su una maggioranza femminile per quel che riguarda le quote di possesso e le cariche amministrative.

La situazione italiana

Passando invece allo studio effettuato dall’Osservatorio che si occupa di analizzare il fenomeno delle nuove aziende Hi-tech, promosso dalla Scuola di Management del Politecnico milanese in collaborazione con Italia Startup possiamo vedere che la situazione delle start-up, sempre in epoca pre Covid era positiva. Infatti nel 2019 gli investimenti in questo specifico settore erano arrivati a raggiungere la soglia dei 700 000 000 di euro. Facendo segnare un aumento pari al+17% rispetto all’anno precedente, cioè il 2018. Di questa cifra, poi 154 milioni sono stati i capitali aventi la loro origine da attori stranieri. In campo internazionale è da segnalare la crescita dei fondi arrivati in Italia da altri paesi dell’Unione Europea e dalla Cina.

Ma il nostro Paese sta andando di pari passo con i partner commerciali europei? Secondo una ricerca promossa dal centro di ricerca con sede a Zurigo, StartupBlink, fondata dall’imprenditore Eli David, si è potuta stilare l’annuale Startup Ecosystem Rankings. Questa particolare classifica è nata per analizzare lo scenario, a livello mondiale, delle startup. Il nostro paese si è guadagnato la 25esima posizione per quanto riguarda il panorama mondiale, se si analizza invece solo l’ambito europeo l’Italia è in 15ema posizione. Passando in rassegna le città italiane vediamo che Milano si attesta in 14ema posizione per quanto riguarda la classifica europea, scendendo invece fino alla 62ema posizione in ambito globale, restando l’unica città italiana nella classifica delle prime 100..

Le principali start-up italiane

Si tratta sicuramente di un settore molto competitivo dove non è facile emergere. In Italia le startup di maggiore successo sono state Come Home, Casavo, BeDimensional e Freeda Media. ComeHome ha avuto investimenti pari a 800mila euro, Casavo è stata la startup che ha ricevuto più finanziamenti nel 2019, riuscendo a generare un fundraising da 100 milioni di euro, 27 di questi in equity e 70 in debito. Tra i suoi investitori troviamo, giusto per citarne alcuni, Greenoaks Capital e Boost Heroes. BeDimensional è una delle realtà produttrici di grafene puro e ha ricevuto un finanziamento da 18 milioni di euro. Infine Freeda Media si è rivelato uno dei progetti di più innovativi degli ultimi tempi e ha avuto investimenti per 28 milioni di euro.

Fino al 2018 le start-up tecnologiche rimanevano, prevalentemente, società in perdita. Più della metà di loro, cioè il 52,1% presentava un trend di tipo negativo contro il 47,9% che riportava invece degli utili di servizio. Fisiologicamente le imprese del comparto tecnologico hanno bisogno di più tempo per accedere al mercato, quindi è per questo motivo che si ha un 52,1% delle società in rosso, rispetto al dato del 31,9% delle società a capitale non di tipo tecnologico. Il Roe e il Roi, indici di redditività hanno fatto registrare valori negativi ma risultano leggermente migliori rispetto ad altre società di capitali, infatti il Roi delle start up tecnologiche è dello 0,12 contro lo 0,06 mentre il Roe è 0,26 contro lo 0,17.

Le caratteristiche di questa tipologia d’impresa

Ma quali sono le più importanti caratteristiche che contraddistinguono questa particolare categoria di impresa? Una start-up deve avere una replicabilità del business, cioè deve essere in grado di offrire la possibilità di riprodurre il suo modello d’impresa in aree geografiche differenti e con diversi periodi di tempo. La seconda caratteristica è la scalabilità, cioè la capacità di ingrandirsi in maniera esponenziale ricorrendo all’utilizzo di risorse ridotte. La terza caratteristica è l’innovazione intrinseca, cioè deve essere nata per riuscire a soddisfare una necessità non ancora soddisfatta. L’ultima caratteristica è la temporaneità, infatti una startup non è a lunga durata, ma è sola il primo passo di un percorso azienda destinato a crescere e a svilupparsi.

Come si finanzia una start-up?

Una start-up può essere finanziata tramite le 3f, il crowdfunding, i finanziamenti agevolati, i business angel, i venture capital e gli incubatori e finanziatori d’impresa. Cominciamo da family, friend e fool, le 3 f in inglese, cioè famiglia, amici, parenti e conoscenti che possono essere i primi finanziatori. Il crowdfunding avviene attraverso delle apposite piattaforme, i finanziatori acquistano un titolo della società o ricevono un premio. I finanziamenti agevolati arrivano da agenzie statali, come Invitalia, o di tipo europeo. I business angel sono privati che decidono d’investire nella startup. I venture capital sono invece investitori di tipo istituzionale. Abbiamo infine gli incubatori e acceleratori d’impresa, organizzazioni che offrono spazi e strumenti alla startup per l’ avvio dell’attività in cambio di una percentuale.