Decreto Cura Italia: tutti gli aiuti pensati per liberi professionisti

Una tantum di 600 euro: ecco chi ha diritto a ricevere il beneficio e come richiederlo

Per far fronte all’emergenza COVID-19, non sono stati solo i lavoratori dipendenti e le famiglie a chiedere aiuto al Governo ma anche i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, che inizialmente sembravano essere stati dimenticati dai vari provvedimenti emanati dalle autorità. Per tutti i lavoratori autonomi con partita IVA iscritti all’Ago l’esecutivo ha provveduto a erogare un’indennità di 600 euro, relativa al mese di marzo.

In molti non sono riusciti a rientrare in questo provvedimento, perciò il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, in collaborazione con la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, ha provveduto a colmare questa lacuna sociale firmando un decreto interministeriale indirizzato proprio a determinate categorie di lavoratori tra cui gli autonomi e i liberi professionisti non iscritti all’Inps, esclusi dalle altre tipologie di aiuto. Il decreto, inserito all’interno del Decreto Cura Italia, istituisce un Fondo per il Reddito di Ultima Istanza, del valore di 203,4 milioni, dedicato esclusivamente a chi ha subito ingenti danni a causa della pandemia di Coronavirus. Nel testo si legge che a questa categoria di lavoratori è riconosciuto un indennizzo una tantum relativo al mese di marzo del valore di 600 euro. La Ministra Catalfo ha sottolineato che questo è solo un primo intervento e che i ministeri sono già al lavoro per provvedere alle nuove misure per i mese di aprile che probabilmente conterranno un indennizzo con un importo superiore. Per comprendere meglio, facciamo chiarezza su:

  • Chi può richiedere il bonus di 600 euro
  • Come richiedere l’indennità all’INPS
  • Il Reddito di ultima istanza: aiuto per i professionisti iscritti alle casse private
  • Quali sono le persone escluse dall’indennità

Chi può richiedere il bonus di 600 euro

L’indennità di 600 euro relativa al mese di marzo può essere richiesta da tutti gli autonomi e i liberi professionisti che soddisfano le seguenti condizioni:

  1. avere la partita IVA attiva in data 23 febbraio 2020. Tra questi vengono anche ricompresi i partecipanti agli studi associati o alle società semplici iscritti alla gestione separata dell’INPS
  2. avere un rapporto co.co.co attivo in data febbraio 2020 ed essere iscritti alla gestione separata dell’INPS;
  3. essere un lavoratore autonomo iscritto alle gestioni dell’AGO (commercianti, artigiani, mezzadri, coloni e coltivatori diretti)
  4. essere socio di una società di capitali o di persone e risultare iscritti all’AGO;
  5. essere un lavoratore stagionale impiegato nel settore turistico e termale licenziato nel periodo che va dal 1 gennaio al 17 marzo 2020;
  6. essere un lavoratore iscritto al fondo pensioni dello spettacolo;
  7. essere un lavoratore agricolo o annuale.

L’inoltro delle domande è cominciato il primo di aprile, giorno in cui, a causa dell’altissimo traffico, il sito dell’INPS ha subito forti rallentamenti culminati in uno stato di offline . Per sopperire a questo problema il portale ha suddiviso gli accessi privati da quelli dei patronati e degli intermediari abilitati. Si ricorda che la domanda va compilata per ogni singolo beneficiario.

Come richiedere l’indennità all’INPS

Il bonus di 600 euro per il mese di marzo deve essere richiesto all’INPS inoltrando la domanda esclusivamente on-line. Chi non fosse già in possesso delle credenziali per  accedere al portale può attivare un pin semplificato.

Il Reddito di ultima istanza: aiuto per i professionisti iscritti alle casse private

Per tutti lavoratori autonomi e liberi professionisti che non rientrano nelle categorie sopra elencate o che hanno perso il lavoro a causa dell’ emergenza COVID-19 , i legislatori hanno erogato il cosiddetto Fondo per il reddito di ultima istanza. In sintesi, questo beneficio è rivolto a tutti coloro che stanno soffrendo da un punto di vista economico e lavorativo a causa della pandemia e non sono riusciti a rientrare in nessun altro tipo di misura di sostegno al reddito promossa dallo Stato. Nel decreto ministeriale è specificato che per accedere all’erogazione del contributo è previsto un vincolo in funzione al reddito professionale. Possiamo riassumere la suddivisione indicando così coloro che potranno accedere al sussidio:

  • chi ha percepito nell’anno di imposta 2018 un reddito complessivo uguale o inferiore a 35.000 euro;
  • chi, avendo percepito sempre nel 2018 un reddito complessivo compreso fra 35.000 e 50.000 euro, abbia sospeso o ridotto l’attività a causa dell’epidemia di coronavirus di almeno il 33% nei primi tre mesi dell’anno corrente rispetto a quanto ha fatturato negli stessi mesi dell’anno 2019;
  • chi dal 23 febbraio al 31 di marzo 2020 ha chiuso la partita IVA;
  • un ulteriore vincolo impone che gli autonomi e i liberi professionisti che richiedono il reddito di ultima istanza debbano essere in regola con gli obblighi fiscali relativi all’anno scorso.

Queste categorie di lavoratori dovranno inoltrare la domanada presso le rispettive casse di previdenza del proprio ordine. Si deve inoltre sottolineare che il bonus di 600 euro e il sussidio del reddito di ultima istanza non concorrono alla formazione del nuovo reddito imponibile per l’anno 2020.

Quali sono le persone escluse dall’indennità

Per ovvie motivazioni di incompatibilità, restano esclusi dall’erogazione di tali sussidi le persone beneficiare di altre indennità simili descritte nel medesimo decreto, le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza, i titolari di una rendita pensionistica. Più interessante è invece l’esclusione dei tanti professionisti iscritti alle casse di previdenza ma non in regola con gli obblighi contributivi. I rappresentanti del settore, benché abbastanza contenti per questo primo passo delle autorità nei confronti dei lavoratori indipendenti, sperano che vengano allargate le maglie della concessione dei crediti per far sì che molti lavoratori possano tornare in regola con la contribuzione fiscale. Inoltre, è stato suggerito di abbassare al 10% l’aliquota delle ritenute d’acconto in modo da creare la liquidità necessaria per sistemare i conti con l’erario.

In un clima abbastanza sereno, proseguono quindi le trattative mirate all’erogazione dei sussidi relativi al mese di aprile.