Comparto Moda: a che punto siamo?
Il settore moda ha visto una parentesi nera durante il periodo della pandemia ma i pronostici sembrano ottimi per il futuro prossimo. L’industria dell’abbigliamento tornerà ai vecchi fasti?
Cosa dicono le statistiche in merito al settore moda?
La panoramica generale su moda e industria abbigliamento è rosea: il 2021 ha segnato una grande ripresa per tutte le aziende operanti, con un secondo trimestre che ha superato quasi il 64% sulle vendite rispetto all’anno precedente. È stato quindi un anno di rinascita per il fashion&luxury, anche grazie al ritorno delle fashion week che negli anni precedenti sono state a porte chiuse o addirittura cancellate – come nel caso della fashion week di Tokyo. Secondo un’analisi di PwC Italia e Fondazione Edison, il mercato raggiungerà i 78 miliardi di euro e gli 83 miliardi nel 2023, toccando vette mai raggiunte dalla moda italiana in precedenza. Questo risultato è stato influenzato anche dai blocchi turistici che hanno portato i vari consumatori mondiali ad aumentare l’acquisto di merce di lusso, fidelizzando una fetta mai interessata prima. Ed effettivamente la crescita è aumentata al 34,3% verso i paesi extra-europei, in special modo la Cina che rappresenta la quasi totalità di questa percentuale.
L’importanza della digitalizzazione
Un altro aspetto da considerare è che prima dell’era Covid-19 le aziende italiane erano piuttosto lente nel processo di digitalizzazione, processo accelerato dalle esigenze pandemiche di proporre una via alternativa al mercato. L’aumento dello shopping online ha quindi creato un’opportunità, specialmente per le piccole e le medie imprese italiane. Il miglioramento della comunicazione digitale ha concorso all’incremento dell’interesse verso il comparto moda che è, quindi, riuscito a mantenere la propria economia e a raccoglierne i frutti a lungo termine. In fondo c’è da considerare che una grossa fetta di acquirenti è composta dal target che va dai 18 ai 35 anni, coloro che tendono ad acquistare online piuttosto che nei negozi reali.
Il valore della manifattura italiana
La manifattura italiana è stata un simbolo di qualità eccellente e ancora oggi riesce a mantenere inalterati questi standard. Nonostante i forti competitor provenienti dagli altri paesi e la cultura del fast fashion che si è insidiata sul mercato portando con sé sfruttamento della manodopera, tessuti di scarsa qualità e una quantità ingente di rifiuti. Dopo un forte periodo di stallo, la società sembra essere stata colpita nella sua sensibilità e nella necessità di dover porre un freno al fast fashion a causa della preoccupante situazione ambientale. Sempre secondo l’analisi della PwC il 55% dei consumatori mostra una grande attenzione, acquistando solo da aziende che tutelano la sostenibilità del Pianeta o che utilizzano imballaggi riciclabili. Questi temi sono cari anche al comparto moda che rappresenta il 12% dell’intera manifattura italiana. Ciò ha innescato l’esigenza di controllare l’intera filiera produttiva, adoperando solo tessuti e materiali eco-friendly.
Moda italiana Vs Fast Fashion
Un altro concetto caro alla moda italiana è l’acquisto di prodotti di qualità e non in quantità. Se nei decenni passati venivano acquistati pochi capi costosi da utilizzare per molti anni, l’avvento del fast fashion ha portato milioni di persone a perdersi nello shopping compulsivo. Il risultato? Troppi capi di scarsa qualità da gettare via dopo pochi mesi o addirittura mai utilizzati. Recentemente questo mood sta lentamente scemando, riportando il focus su un acquisto ponderato di capi essenziali. Ecco quindi che la moda italiana ben riesce a soddisfare questo requisito, proponendo uno stile eterno e una qualità eccelsa che riesca a mantenere indenni le proprie caratteristiche per gli anni a venire. Non sorprende che l’Italia compaia tra i primi 5 produttori al mondo, nonostante la crisi pandemica che ha frenato il settore e i grandi colossi del fast fashion che continuano la loro produzione incuranti delle tematiche etiche legate alla sostenibilità.
La questione ambientale
Nel ciclo ambientale tutte le scelte comportano delle conseguenze: una di queste è la preoccupazione legata alle alluvioni che sempre più frequentemente portano a una serie di disastri nell’industria. Quella della moda non è esente. Una delle ultime alluvioni ha colpito le Marche, regione in cui molte aziende producono per i grandi marchi, provocando gravi danni. Per non fermare il ciclo produttivo e donare un reale sostegno agli imprenditori, diversi marchi si sono mossi come Tod’s e Della Valle. Anche il Governo ha subito effettuato un piano di Emergenza che interessa tutte le aziende marchigiane affinché effettuino gli interventi necessari per superare indenni l’emergenza e riprendere a pieno ritmo. Il proposito è attuare una sorveglianza attiva che permetta agli enti interessati di risolvere celermente le problematiche e, al tempo stesso, introdurre una serie di modifiche ai comportamenti errati che la società e le imprese hanno adottato negli ultimi anni. L’obiettivo è indurre un cambiamento concreto che porti benefici al pianeta e all’ambiente. L’industria dell’abbigliamento è solo una delle tante che partecipano a questo tema sempre più impellente.
Il vintage che ritorna
L’usato e il vintage sono da sempre uno dei capisaldi della moda e oggi ancor di più. Le ultime tendenze vedono un netto incremento nell’acquisto del vintage, sia per accaparrarsi beni di lusso a un prezzo decisamente inferiore, sia per possedere un prodotto che non ha eguali in termini di qualità. Il processo produttivo di 30 anni fa non era uguale a quello di adesso, per una serie di motivi legati ai mercati e al reperimento di materiali eccellenti che oggi sono più rari. Ecco quindi un’altra strada del comparto moda che risponde attivamente a una specifica richiesta del mercato: acquistare prodotti vintage ben tenuti e non contraffatti. I vari negozi vintage svolgono un buon lavoro di controllo e vendita, spesso aiutati da lotti invenduti resi disponibili dalle case d’aste. Molte aziende e negozi hanno tenuto intere collezioni in box che poi sono stati pignorati e messi nuovamente sul mercato per i compratori. Non è quindi difficile comprare manifattura italiana a pochissimo prezzo; basta dare un’occhiata alle varie aste e fare la propria offerta. In alternativa, è possibile frequentare i vari mercatini vintage nelle grandi città italiane e sperare in un colpo di fortuna.