La feed economy: un grande giro d’affari
Assalzoo ha deciso di rendere pubblico il suo primo rapporto sull’incidenza dei mangimi nell’economia italiana.
I dati sono a dir poco impressionanti, con il settore che è uno dei traini del Paese con un fatturato di circa 130 miliardi e un giro di affari in continua evoluzione.
In questo articolo abbiamo deciso di seguire da vicino lo sviluppo di una filiera importante per il Made in Italy, che ha saputo comprendere il concetto di diversificazione e l’importanza di mantenere un approccio flessibile dal punto di vista della difesa della coltivazione e della sua lavorazione.
In cosa consiste la feed economy
Il mondo dei mangimi viene definito dagli addetti al settore feed economy e attualmente conta un numero impressionante di aziende.
Sono infatti 891mila le attività che hanno deciso di vertere verso questa direzione, individuandone un potenziale del quale ancora non si conoscono i limiti.
La pubblicazione dei dati da parte dell’Associazione Nazionale dei Produttori di Alimenti Zootecnici risale allo scorso 24 ottobre e ha stupito anche coloro che avevano rosee previsioni per quanto concerne la crescita della filiera.
Come si arriva dalla produzione zootecnica al consumatore finale
La feed economy si basa su un concetto molto ampio e attraversa diverse catene di produzione prima di arrivare al consumatore finale.
Agricoltura sostenibile alla base
La produzione agricola è alla base di ogni processo di realizzazione del mangime, in quanto senza la materia prima non sarebbe possibile procedere in alcun senso.
Nonostante si parli di prodotti per animali, le regole per la coltivazione sono diventate negli anni piuttosto ferree, sia per quanto concerne la preservazione della salute, sia il rispetto del territorio.
Si cerca pertanto di procedere con una meccanizzazione sostenibile, utilizzando ad esempio macchinari per la concimazione organica e cercando di limitare la presenza di sostanze chimiche.
Dove presenti, per evitare che i gas climalteranti possano disperdersi nell’aria, sono usate coperture e strutture apposite, in modo da contenere il potenziale inquinamento ambientale-
L’importanza dell’allevamento
Per realizzare i mangimi non servono solo sostanze vegetali, ma anche numerosi elementi animali che sono indispensabili per il consumatore finale, in questo caso sempre un animale.
Per questo motivo, sarebbe impossibile prescindere da questa filiera quando si parla di feed economy, sempre nel rispetto dell’ambiente, del territorio e dell’allevamento che si è realizzato.
La legge del nostro Paese sta adottando norme sempre più severe per la preservazione degli animali, che volgono ad eliminare l’approccio intensivo a favore di soluzioni maggiormente compatibili con i vari ecosistemi e senza che si proceda in maniera crudele all’interno delle strutture.
La trasformazione industriale
Una volta ottenute le materie prime vegetali e animali, queste necessitano di essere trasformate in variegati mangimi, ognuno con le proprie caratteristiche dal punto di vista degli ingredienti, del valore nutrizionale e dell’utilità.
Il comparto industriale riveste quindi un ruolo di primo piano, con i processi che sono sempre più meccanizzati e pertanto consentono di svolgere un ottimo lavoro in tempi più brevi.
In questo caso le parole chiave sono efficienza e flessibilità, attuando di volta in volta procedure mirate per il raggiungimento dello scopo, riducendo l’impatto ambientale e assicurando al consumatore finale un prodotto di qualità e a norma di legge.
Nella maggior parte dei casi, tutte le realtà che abbiamo citato fino a questo momento devono essere in strettissima connessione, così che il procedimento possa svolgersi come una catena di montaggio e attuarsi limitando le problematiche che possono insorgere.
Il servizio commerciale fornito al cliente
Non è sufficiente che il mangime sia realizzato a regola d’arte e con tecniche sostenibili, questo deve essere anche commercializzato nella maniera corretta per battere la concorrenza nel settore.
In tal senso rientra il concetto di packaging e di marketing, cioè la capacità di vendere un prodotto gradevole alla vista, subito chiaro dal punto di vista delle informazioni e dal buon rapporto qualità-prezzo.
Da questa prima analisi è possibile notare come la feed economici si basi su un progetto globale e integrato, che non può prescindere dai diversi settori e soprattutto dalla loro cooperazione a breve distanza.
Le aziende che maggiormente funzionano sono proprio quelle che riescono a compattare le diverse fasi e permettere loro di susseguirsi in prossimità dal punto di vista logistico e temporale.
Dati interessanti sullo sviluppo della feed economy dal punto di vista delle spese
Per comprendere meglio quanto la feed economy sia trainante per il nostro Paese, vediamo quali sono i dati emersi dall’ultima analisi dell’Associazione Nazionale dei Produttori di Alimenti Zootecnici.
20 miliardi di euro sono destinati solo alla produzione agricola, che serve ad alimentare gli animali e portare avanti la catena produttiva che abbiamo citato in precedenza.
Ancora, la parte della zootecnica vale 51 miliardi, con una tecnologia sempre più accurata utilizzata per il trattamento delle materie prime e per la loro trasformazione in mangimi.
In questa cifra sono ricomprese tecniche all’avanguardia ma anche macchinari attuali e moderni, che servono a massimizzare la produzione ma allo stesso tempo assicurano il giusto rispetto per l’ambiente circostante e il territorio.
57 miliardi sono invece quelli che gli italiani investono in mangimi, una cifra molto elevata e in crescita, che mostra l’essenzialità di questo settore dal punto di vista economico e sociale.
I motivi dello sviluppo della feed economy negli ultimi anni in Italia
Alla luce di quanto emerso, ci si potrebbe chiedere come mai un settore del genera abbia fatto passi avanti così importanti negli ultimi anni, ponendosi ai vertici dell’economia del nostro Paese.
Le motivazioni sono da ricercare soprattutto nel valore del Made in Italy non solo nel territorio ma a livello mondiale, in quanto garanzia di affidabilità e qualità.
Acquistare un mangime italiano significa infatti poter contare su controlli accurati da parte delle autorità competenti, in quanto la normativa vigente è ferrea e molto attenta.
Inoltre, si è puntato molto sull’eccellenza delle materie prime impiegate, in un settore dove in passato questo aspetto era piuttosto trascurato per la posizione secondaria del destinatario finale, che non era l’uomo ma l’animale.
Un ulteriore motivo di successo del settore è certamente lo sviluppo tecnologico che questo ha incontrato nel corso del tempo.
La meccanizzazione ha permesso di velocizzare e perfezionare le procedure, dallo stoccaggio al confezionamento finale, offrendo al cliente un prodotto appetibile sotto ogni punto di vista.
Le previsioni degli addetti ai lavori, come ad esempio Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, sono molto positive se si analizza il trend degli ultimi anni e mesi.
La distribuzione dei mangimi italiani nel mondo
Ogni anno oltre 15 tonnellate di mangimi alimentari sono esportati in tutto il mondo dal territorio italiano, dando vita a un fatturato di 12 miliardi di euro.
A soddisfare gli esperti non sono solo questi dati ma il potenziale di crescita futuro, che ad oggi si è attestato su un incoraggiante 23% in più rispetto allo scorso anno.
In realtà le minacce provenienti dall’estero non sono state affatto facili da combattere, ma la nostra feed economy ha saputo resistere a una serie di insidie.
La prima sono i costi inferiori che alcune nazioni propongono per i propri prodotti, come ad esempio la Cina, che riesce a realizzare mangimi dai prezzi bassi a discapito, però, della qualità degli ingredienti che sono messi dentro.
Il Made in Italy batte la concorrenza con il suo buon nome per quanto concerne tutto il settore alimentare, convincendo il consumatore finale tramite il concetto di qualità e controlli accurati.
L’Italia ha saputo superare anche le barriere doganali e le difficoltà logistiche, ovviando con una rete di spedizioni e trasporti che conta su buoni rapporti internazionali con gli altri Stati e accordi portati a termine con intelligenza.
Un’altra sfida che il nostro Paese ha saputo combattere e vincere è quella legata alla contrazione del mercato avvenuta a seguito della diffusione dell’Aviaria, che ha messo in allarme il commercio di tutto il mondo e ha notevolmente coinvolto la feed economy dei mangimi.
Rispettando la legislazione e rendendo ancora più stringenti i controlli, la nostra industria è stata comunque una di quelle che ha saputo sopravvivere alla diffidenza e lentamente riguadagnare la propria fetta di clientela, sempre più fidelizzata da un servizio mai sceso di livello.
Inoltre, l’attenzione nei confronti degli animali nel nostro Paese e in diversi altri Stati del mondo è notevolmente aumentata, con il risultato di ricercare la qualità e le garanzie anche quando si parla di cibi per animali domestici e non.
Come è sopravvissuta la filiera dei mangimi alla crisi economica del Covid
Durante il periodo dell’influenza aviaria e successivamente durante quello del Covid la contrazione economica è stata abbastanza netta, con una serie di settori che si sono trovati parecchio in difficoltà.
Quello alimentare, comprensivo dei mangimi per gli animali domestici, in realtà è rimasto comunque a trainare il Paese, resistendo alla crisi e in alcuni casi espandendosi come mole di vendite.
Per il futuro si auspica un miglioramento ancora ulteriore in termini di catena produttiva e sfruttamento del mercato, con la ricerca tecnologica e scientifica che prosegue rapidamente per migliorare il mangime e il servizio offerto.
Il mercato internazionale sembra desiderare sempre di più il Made in Italy quando si parla di food, sia destinato all’uomo sia all’animale.
Pertanto, i mercati da conquistare e colonizzare sono invitanti e ancora diversi, uscendo dalla comfort zone dell’Europa e arrivando anche al resto del mondo.
L’obiettivo è surclassare ancora di più il mercato asiatico dal punto di vista della qualità, così da portare il cliente finale a preferire un prodotto controllato e certificato invece di uno più economico ma scadente.
Gli esperti del settore sono curiosi di sapere come si evolverà la situazione e quali possono essere i margini di espansione della feed economy e del mercato dei mangimi, seguendo un’ottica ecologica di rispetto della salute e del territorio, pur progredendo dal punto di vista della tecnologia e della meccanizzazione.
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