Lo stato della produzione industriale in Italia: quali prospettive per il 2020?
Il 2020 comincia con un segnale positivo: +1% rispetto al mese di dicembre in cui la produzione industriale italiana risultava negativa. Per migliorare le imprese devono scommettere su digitalizzazione, estero e innovazione.
I dati Istat hanno mostrato un calo della produzione industriale nel dicembre 2019 con una contrazione del 2,7%, evidenziando la flessione mensile più ripida mai vista da gennaio 2018. La grande ripartizione mostra che il declino è stato effettivamente di ampia portata, con una produzione di energia, beni intermedi, beni di investimento e beni di consumo in contrazione tra il 2,3% e 2,8%. Anche la scomposizione settoriale è stata omogeneamente debole, con tutti i settori a due cifre in contrazione, guidati dalla rapida caduta di legno e gomma, minerali di plastica e non metallici, che forse segnalano che le attività di costruzione e trasporto di attrezzature sono lungi dal vedere un’inversione di tendenza.
Su base annua la produzione industriale è crollata del 4,3% nel solo mese di dicembre, dopo il calo più lieve dello 0,8% di novembre. Nel frattempo, annualmente la variazione media della produzione industriale è migliorata da -1,5% a novembre, a -1,4% a dicembre.
Le rilevazioni vedono però una crescita della produzione industriale in Italia nel 2020 dello 0,5%, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto alle premesse dell’anno precedente. Ma è per il 2021, che gli analisti esperti prevedono una crescita della produzione industriale dell’1,3%, grazie anche agli interventi legislativi a sostegno del settore, e di conseguenza un netto miglioramento dell’economia italiana.
Il 2020 viene quindi considerato un anno di transizione nel quale porre le basi per un’economia più forte ed una industrializzazione più efficiente.
A seguito anche dei recenti cambiamenti dovuti all’epidemia di Coronavirus che sta paralizzando il paese, non ci si potrà aspettare una crescita economica nell’immediato. Le imprese devono comunque guardare al futuro e mettere in atto quei cambiamenti richiesti per poter essere competitive anche a livello globale e rendere le prospettive del mercato industriale invitanti anche per l’estero.
- Capital expenditur e incertezza mondiale
- Quanto pesa l’instabilità politica italiana?
- Le leve sulle quali puntare: digitalizzazione, innovazione e estero
Capital expenditur e incertezza mondiale
La sofferenza che sta attraversando in questo momento l’economia italiana è dovuta ad una serie di cause quasi tutte attribuibili ad un clima di incertezza generale che non permette di generare fiducia negli investimenti. I parametri della Brexit continuano ad essere rinviati oltre che poco chiari, il governo americano sta creando non poche tensioni sul piano commerciale non definendo in modo lineare la situazione su dazi e tassazione estera . La ciliegina sulla torta è stata comunque posata dal crollo tedesco. Il Bel Paese infatti è estremamente legato alla Germania poiché in molti settori risulta la nostra prima acquirente. Al picco negativo tedesco è infatti da attribuire la sofferenza del ramo Automotive che più di tutti sta risentendo della debolezza locale. Per risollevarsi da questo momento di crisi molte aziende, soprattutto nel settore manifatturiero, si stanno aprendo alla crescita nell’attività di servizi. Ma il cambio di paradigma in tal senso, spronato da una crescente digitalizzazione, sarà apprezzabile non in termini immediati ma nel medio periodo.
Quanto pesa l’instabilità politica italiana?
L’incertezza generata dall’instabilità politica, dovuta a una legge di bilancio molto contestata e che è stata cambiata diverse volte, fa in modo che le imprese non investano e non utilizzino i tanti incentivi presenti nel piano Industry 4.0. Gli analisti ritengono infatti che tale incertezza sia adatta solo a generare attesa, da tutti ritenuta la causa della mancanza di aumento di produzione. La domanda risulta infatti occasionale e generalmente improntata sulla ricostruzione di scorte. L’effetto del reddito di cittadinanza non si è ancora fatto sentire, il denaro viene risparmiato e non speso, abbassando i consumi. Gli esperti ritengono che anche questa situazione sia una conseguenza della mancanza di fiducia, considerata da sempre il motore propulsore di un’economia in crescita. Secondo Confindustria l’anno della ripresa non sarà sicuramente il 2020.
Il quadro è oggi complicato dalle invasive misure prese per contrastare l’epidemia di Coronavirus. Oltre ai fondi necessari per implementare i servizi sanitari, il Governo sta maturando una serie di decisioni in merito all’aiuto fiscale ed economico che sarà necessario distribuire a tutti i settori. La situazione infatti sta colpendo in maniera incisiva qualunque fetta di mercato e contribuendo ad affossare una produzione industriale già poco florida. Molto probabilmente diversi incentivi previsti nella legge di bilancio saranno rimodulati e quindi i benefici potranno essere visti solo nel 2021.
Le leve sulle quali puntare: digitalizzazione, innovazione e estero
Sono tre le leve sulle quali imprese devono puntare per migliorare la situazione . Il primo passo da fare è sicuramente quello di allargare il mercato raggiungendo paesi nuovi e riducendo così il forte legame col sistema tedesco. Aprirsi all’estero significa aprire nuove porte, atteggiamento sempre più indispensabile nel concetto di economia globale.
Il secondo strumento del quale non si può fare a meno e la capacità di innovazione sia dei procedimenti che dei prodotti. Già con la manovra finanziaria dell’anno scorso si è messa in luce quanto l’innovazione sia fondamentale presentando una nuova figura lavorativa chiamata Innovation Manager. Gli studi riportano infatti che la maggior parte della produzione italiana è caratterizzata da archetipi obsoleti , soprattutto nel settore delle PMI.
La terza leva sulla quale gli imprenditori devono cominciare a fare estrema affidamento è la digitalizzazione. La trasformazione digitale non può definirsi un trend o una moda passeggera, si tratta in realtà di una vera e propria necessità. L’industria deve essere digitalizzata e fruibile da qualunque parte del mondo. In questo siamo indietro rispetto a altri paesi che ci hanno superato nel settore informatico. Ma il piano di azione sembra davvero buono e l’anno è ancora lungo per mettere in atto tutti i cambiamenti del caso.
Fiducia, innovazione e digitalizzazione sono gli ingredienti che porteranno l’industria italia a risplendere se non nel 2020 sicuramente nel 2021.