Il finanziamento di 25mila euro per le imprese sale a 30mila

30mila euro per finanziare le piccole-medie imprese a seguito del coronavirus

Il finanziamento di 25mila euro coperto al 100% dal Fondo di Garanzia a sostegno delle PMI può ora arrivare a 30 mila euro grazie ad un emendamento.

Il Decreto Legge 8 aprile 2020 n. 23, convertito in legge 5 giugno 2020 n.40 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 giugno, ha introdotto delle modifiche a sostegno della liquidità delle aziende. È stata confermata la possibilità di accedere al credito da parte delle PMI che possono usufruire di un prestito, con la garanzia dello Stato, da richiedere alle banche a condizione di favore. Alcuni dei punti modificati portano vantaggiosi miglioramenti e allargano la platea di beneficiari, infatti:

  •  aumentano i tempi di restituzione del debito;
  • è sufficiente una autocertificazione che consente di rendere più brevi i tempi della pratica;
  • anche gli enti del terzo settore possono usufruire dei prestiti garantiti dal Fondo per le Pmi.

Ma vediamo di capire quali sono le misure adottate dal Governo per quanto riguarda il finanziamento per le imprese e come sono cambiate le caratteristiche dei prestiti.

Le garanzie dello Stato smuoveranno 400 miliardi di euro

È salita la soglia dei prestiti che godono della garanzia dello Stato al 100% aumentata da 25.000 euro a 30.000 euro. Si tratta, globalmente, di un intervento di aiuti alle imprese per il quale sono stati stanziati 400 miliardi di euro, di questi sono 200 quelli previsti come sostegno alle imprese con cui verrà incrementata la liquidità. Insieme all’incremento delle risorse stanziate, il Governo ha previsto anche un aumento dei tempi di restituzione che permetterà agli imprenditori di rientrare dal debito in 10 anni. Si tratta di parametri sicuramente più adatti a sostenere le PMI che, a causa dell’emergenza coronavirus, si trovano in serie difficoltà. Le commissioni Attività Produttive e Finanze hanno quindi approvato alcuni importanti emendamenti al Decreto Liquidità con variazioni che riguardano anche il tasso di interesse applicato. Questo, infatti, non potrà essere superiore al tasso di Rendistato, tasso di interesse che la Banca d’Italia calcola mensilmente e che è la media dei rendimenti dei titoli di Stato a cedola fissa. A questo dato, che per il mese di Aprile era 1,034%, si aggiunge la maggiorazione dello 0,2% e la differenza CDS, i contratti derivati che garantiscono contro il default dell’indebitato. Mediamente, quindi, si calcola che le PMI per il prestito pagheranno un interesse pari circa all’1,98%. Questo tasso, però, può variare poiché dipende dai parametri sopra enunciati. L’intervento del fondo centrale viene concesso gratuitamente, in modo automatico e senza alcuna valutazione inerente al merito creditizio ed è subordinato ad una verifica dei requisiti.

Il finanziamento per le imprese e le procedure burocratiche

Le azioni economiche messe in campo dovrebbero permettere alle imprese di disporre della liquidità necessaria per poter ripartire con l’attività. L’imprenditore e le persone fisiche che esercitano attività di impresa, arti o professioni che hanno avuto l’attività danneggiata dall’emergenza coronavirus, potranno presentare l’autocertificazione in base a quanto stabilito dall’art. 47 DPR 445/2000, dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. La possibilità di inviare l’autocertificazione permetterà di snellire le pratiche burocratiche e ottenere la somma richiesta con una maggiore velocità rispetto a quanto accaduto fino ad oggi. La modifica di accesso al prestito tramite autocertificazione è stata stabilita dell’art. 1-bis della legge di conversione, nel quale si legge che le richieste per i nuovi finanziamenti devono essere accompagnate dalla dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. Le finalità per le quali è stata adottata l’autocertificazione sono essenzialmente due: da una parte ci sono, come si è detto, l’esigenza di liquidità delle imprese e la necessità di abbreviare i tempi. Dall’altra c’è il bisogno di non far gravare sugli Istituti di Credito la fase dell’istruttoria. Quello che cambia è il fatto che le autodichiarazioni, che venivano impiegate nei rapporti tra il privato e la Pubblica Amministrazione, oggi con i prestiti garantiti dal Fondo PMI e da SACE (per le grandi aziende) saranno utilizzate anche nei rapporti tra privati. SACE garantirà fino al 31 dicembre 2020 le garanzie per gli aiuti di Stato alle imprese, a favore di banche, finanziarie e altri soggetti abilitati a fornire credito. Per le piccole imprese l’accesso alla garanzia è gratuito ma vi è una condizione: dovranno aver utilizzato il credito del Fondo Centrale di Garanzia. Gli interventi che si sono succeduti possono essere letti sul decreto “Cura Italia” convertito nella Legge n. 27 del 24 aprile 2020, sul successivo decreto “Liquidità” dell’8 aprile 2020 e sul Decreto Rilancio.

Quali requisiti per accedere al finanziamento per le imprese

Con il Decreto Rilancio il Governo si è posto l’obiettivo di rispondere alle esigenze delle imprese colpite dalla crisi economica dovuta al Covid-19. Il Decreto prevede quindi garanzie del 100% dell’importo finanziato a fronte di questi requisiti:

  • Il prestito fino a 30mila euro deve essere restituito in 120 mesi, cioè 10 anni, (diversamente dalla precedente versione in cui il finanziamento di 25mila euro per le imprese era da restituire in 72 mesi ovvero in 6 anni)
  • l’inizio del rimborso del debito almeno 24 mesi dalla data dell’erogazione;
  • l’importo non può superare i 30 mila euro e la somma finanziata sarà versata su un conto dedicato per rendere agevoli i controlli.
  • sono escluse le imprese con “sofferenze” stabilite come tali in base alla disciplina bancaria;
  • la garanzia è accordata anche alle aziende che sono ammesse alla procedura di un piano concordato che prevede il proseguimento dell’attività aziendale.

A questi punti bisogna aggiungere che per i finanziamenti che sono stati concessi fino al decreto di conversione, i beneficiari possono richiedere che l’importo finanziato e la durata siano adeguati alle nuove condizioni. Mediante l’autocertificazione l’impresa dovrà certificare la correttezza dei dati inoltrati e si impegnerà a servirsi della somma ricevuta per pagare il personale o per investimenti inerenti l’azienda. Inoltre dovrà essere sottoscritto il rispetto delle norme antiriciclaggio e, per quanto riguarda i 5 anni pregressi, l’imprenditore non dovrà aver subito condanne penali.