E-commerce e coronavirus: cosa sta succedendo in questo settore?
I dati raccolti da Nielsen evidenziano la nascita di una nuova coronavirus economy: lo shopping di qualunque genere è ormai digitale.
Non è ancora possibile calcolare in maniera realistica l’effetto che la pandemia di coronavirus avrà sull’economia del nostro Paese e del mondo intero. E’ comunque evidente che l’impatto sarà massiccio, soprattutto per alcuni settori come il turismo e i trasporti che già adesso cominciano a mostrare forti ripercussioni negative. Ma come spesso accade in situazioni eccezionali, allo svantaggio subito da molti settori corrisponde un grande beneficio per altri segmenti. I lockdown predisposti dalla maggior parte dei governi mondiali, che prevedono anche dure sanzioni pecuniarie e penali per i trasgressori, nonché la paura di contrarre il virus, hanno fatto sì che la maggior parte delle persone optasse per lo shopping online di beni e servizi. I dati raccolti da Nielsen, società statunitense leader nella rilevazione e quotazione di statistiche di marketing, evidenziano come l‘e-commerce sia cresciuto in maniera esponenziale in quest’ultimo mese, tanto da poter definire il fenomeno una nuova coronavirus economy.
Cerchiamo dunque di fare chiarezza su :
I comportamenti d’acquisto conseguenti all’ esplosione della pandemia
- I comportamenti d’acquisto conseguenti all’ esplosione della pandemia
- E-commerce: ecco la chiave di resilienza delle aziende
- L’anello debole della catena: la logistica e le consegne al tempo del coronavirus
I comportamenti d’acquisto conseguenti all’ esplosione della pandemia
I resoconti forniti da Nielsen riassumono in breve l’andamento dei consumatori sottoposti all’ emergenza coronavirus. La settimana che va dal 23 al 29 marzo ha registrato un incremento delle vendite on-line del 162,1% rispetto ai dati raccolti nella medesima settimana dell’anno 2019. Ma non solo, rapportando le percentuali alle settimane precedenti si denota una crescita esponenziale che mette in evidenza com’è il comportamento di acquisto sia improvvisamente cambiato. A pochi giorni dall’inizio dell’emergenza, nel periodo a cavallo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, le vendite e-commerce nella grande distribuzione organizzata hanno subito un’impennata di circa il 12,2% rispetto all’anno precedente. Il sud ha contribuito a questo picco con un aumento di 15,8 punti percentuale, il Nord-est e il Centro con un più 12,8% ed infine il Nord-ovest con un aumento del 9,9%.
Uno studio promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, realizzato tramite l’Osservatorio E-commerce B2C, traduce in cifre questi risultati dichiarando che in Italia le vendite on-line, nelle sole prime due settimane di emergenza, hanno raggiunto i 31 miliardi e mezzo di euro. I numeri sui quali riflettere sono relative al settore food, con un trend crescente che ha superato il 40% degli acquisti, seguito dagli Home Living aumentati del 30%, e dall’abbigliamento che sale al 16%. In crescita anche gli articoli di informatica e di elettronica, settori nei quali il commercio via web era già abbastanza affermato.
E-commerce: ecco la chiave di resilienza delle aziende
Purtroppo non è ancora possibile stimare la durata dell’emergenza e di conseguenza la fine delle limitazioni agli spostamenti e ai contatti sociali. Autorevoli analisti sono d’accordo nel ritenere che, anche al termine della pandemia, lo stile di vita subirà degli incisivi cambiamenti. Tra questi spiccano i comportamenti di acquisto che favoriranno l’e-commerce come modalità di shopping più utilizzata. Il commercio via web permette infatti di acquistare a qualunque ora del giorno e della notte comodamente dal divano, favorendo così l’assenza di assembramento e il distanziamento sociale. Per le imprese diventa molto rischioso fare affidamento esclusivamente sul punto vendita fisico poiché riduce notevolmente il numero dei clienti, fino a poterli in certi frangenti azzerare.
Le statistiche sopra riportate hanno evidenziato come i retail già in possesso di negozi on-line abbiano notevolmente ridotto il calo di guadagni rispetto ai concorrenti fisici. Inoltre, in molti possono addirittura vantare un incremento dei fatturati con guadagni mai visti fino a questo momento. In una prospettiva tale, le aziende sono quindi costrette a rivedere i propri business planning, considerando che chi vuole ottenere risultati nel segmento e-commerce non deve improvvisare. Per entrare in questo mercato in modo proattivo sono necessarie valide strategie di web marketing e di e-commerce management.
L’anello debole della catena: la logistica e le consegne al tempo del coronavirus
Il notevole e repentino incremento del commercio online ha evidenziato i suoi limiti nel campo della logistica e della distribuzione. Persino un colosso come Amazon non riesce a mantenere fede alle rapide spedizioni per gli abbonati Prime, figuriamoci per quelli normali, poiché il numero di richieste è decisamente superiore alle più rosee aspettative. Gli ordini fioccano e anche molto in fretta, portando alla scarsità delle scorte di magazzino, all’accumulo di lavoro nella catena di preparazione dell’ordine ed infine alla mancanza di un numero adeguato di corrieri che si occupano delle consegne finali. Questi ultimi sono infatti spesso gestiti da piccole imprese di spedizionieri che si trovano, loro malgrado, a far fronte anche alle assenze del personale causa malattia. Si deve considerare che molti lavoratori, impiegati in questo settore, hanno preferito astenersi dalle quotidiane mansioni poiché non sono stati forniti dispositivi di protezione idonei a limitare al massimo il contagio. Inoltre, le grandi catene sono provvisti di contratti ferrei che impongono ai trasportatori di dar loro la precedenza rispetto alle realtà più piccole. Il risultato finale è un clamoroso ritardo nelle consegne, con gravi danni per i trasporti di merce deperibile.
La crescita dell’e-commerce dovuta all’emergenza pandemica del Covid-19 sta quindi mettendo in luce quali possono essere i segmenti sui quali puntare per creare un indotto allo shopping via web di alto profilo. È ovvio che a complicare la situazione in questa fase ci sono la paura del contagio e la necessità di utilizzare misure precauzionali per salvaguardare la salute dei lavoratori, tuttavia, con il trend in continua ascesa, è facile immaginare come la richiesta di questa tipologia di manodopera aumenterà fortemente anche al termine dell’emergenza sanitaria.