Quale tipo di betoniera scegliere?

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Autobetoniera, betoniera piccola o a bicchiere: indispensabili per lavori di muratura

Chiunque si occupi di edilizia sa quanto può essere importante poter contare su una buona betoniera. Questo strumento viene utilizzato per impastare e tenere in agitazione il calcestruzzo o la malta, in modo che siano immediatamente disponibili quando ve ne fosse bisogno. Una curiosità: il termine che definisce questo macchinario deriva dal suo nome francese “beton”. Le tipologie sono tantissime, come la betoniera piccola, quella montata sugli autocarri o autobetoniera, la betoniera a bicchiere, la betoniera portatile o fissa, la betoniera elettrica, la betoniera autocaricante e tante altre. Per comprendere quale sia quella più adatta ad un determinato lavoro è bene saperne qualcosa di più, soprattutto se si avesse l’intenzione di puntare sulle aste online per ottenere macchinari performanti a prezzi contenuti. Si prendano quindi in esame i seguenti punti:

  • Struttura generale di una betoniera
  • Come scegliere la giusta betoniera
  • Tipi di betoniera
  • Manutenzione e funzionamento

Struttura generale di una betoniera

Tra le parti fondamentali e che saltano maggiormente all’occhio in una betoniera c’è innanzitutto il “bicchiere”, detto anche “tamburo”, un contenitore in cui si versano i vari elementi che andranno ad essere miscelati, ossia la sabbia, l’acqua, la ghiaia e le varie sostanze leganti. Dentro il bicchiere possono esserci delle pale, che contribuiscono all’attività di miscelazione assieme al movimento rotatorio del contenitore. Più pale mescolatrici sono presenti, ad esempio doppie o addirittura triple, e migliore sarà la qualità della miscela ottenuta. Il movimento rotatorio è mediato dalla presenza di un motore, che può essere trifase, monofase o a scoppio, a seconda del modello di betoniera grande o piccola che sia, elettrica o termica. Accanto a questi elementi si trova anche un pratico sistema di svuotamento, che consente in ultima analisi il ribaltamento del tamburo e quindi la fuoriuscita della miscela. Altro componente di grande importanza, la cui presenza è regolata da un’opportuna normativa, è l’interruttore a fungo, mezzo attraverso il quale viene spenta immediatamente la macchina in caso di problemi, guasti o infortuni del personale. Fondamentale anche che il telaio sia robusto ed estremamente stabile su qualsiasi tipo di terreno, soprattutto su quelli cedevoli e fangosi. Per concludere il volante può essere di forma quadrata o rotonda, a seconda dei modelli. In questa sede non può mancare poi un rapido accenno alle carriole. È proprio attraverso questi attrezzi che il cemento viene trasferito dalla betoniera al luogo in cui verrà infine utilizzato. Ne esistono di diverse capacità e, se si ha una certa dimestichezza e un buon equilibrio, si può puntare direttamente su quelle più grandi, da circa 100 litri. L’alternativa è quella delle carriole da circa 60 litri, ma in questo caso sarà necessario affrontare due viaggi o munirsi direttamente di due carriole.

Come scegliere la giusta betoniera

La scelta della betoniera dipende innanzitutto dal quantitativo di cemento che si ha intenzione di utilizzare e da quale fonte energetica verrà impiegata per alimentare la macchina. Ci sono poi da considerare altri aspetti come alcuni dettagli dello strumento: forma del volante, scheletro in plastica o metallo, tipologia delle ruote, volume d’impasto desiderato e così via. Quest’ultimo in particolare non è rappresentato dall’intera ampiezza del bicchiere, ma ne costituisce circa l’80%. Per fare un esempio possiamo dire che in un tamburo da 100 litri si possono mescolare circa 80 litri di malta. Esser capaci di utilizzare una betoniera grande o piccola che sia significa anche saper valutare il corretto quantitativo di materiali da inserire all’interno della stessa, facendo in modo che la miscela risulti sempre omogenea e non aderisca alle pareti.

Tipi di betoniera

Tra le varie alternative presenti sul mercato si può optare ad esempio per la betoniera elettrica, la quale mostra una serie di vantaggi rispetto al suo alter ego termico. Infatti si caratterizza per un peso limitato, una ridotta necessità di manutenzione, un prezzo contenuto e la capacità di raggiungere subito standard elevati già al suo avvio. Esiste un discreto numero di modelli monofase, da 220 V, ma anche alcune opzioni trifase, da 380 V. In questa categoria si possono trovare inoltre vari esempi di betoniera portatile, utili per chi lavora all’interno di spazi difficili da raggiungere, come uno scantinato. Queste si caratterizzano per volumi del bicchiere che partono dai 65 litri. Le betoniere termiche dal canto loro sono più autonome, poiché per funzionare non hanno bisogno di un allaccio alla corrente elettrica. Inoltre in genere risultano essere strutturalmente più solide, perciò in grado di sopportare maggiori volumi di materiale, e in aggiunta possono essere trasportate senza far uso di rimorchi, grazie alle ruote annesse. Di grande interesse anche la betoniera autocaricante, uno speciale macchinario che può letteralmente caricare in maniera autonoma cemento ed acqua tramite una benna ed una pompa. Questa tipologia di betoniera risulta in genere semovente e può affrontare viaggi su asfalto o sterrato a seconda delle necessità. L’utilizzo di questi strumenti risulta senz’altro comodo nei cantieri ubicati in zone distanti dai centri abitati.

Manutenzione e funzionamento

Quando si decide di comprare una betoniera, soprattutto nel caso di una betoniera usata, è bene far attenzione al corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione. Questo si sviluppa tramite la presenza di una particolare corona dentata, in genere di ghisa, smontabile e sostituibile, che viene fissata al bicchiere e collegata ad un pignone. Una valida alternativa è data dall’utilizzo di un meccanismo tramite cinghia, meno rumoroso ma più esposto ad episodi d’usura. Per ciò che riguarda il comparto manutenzione è necessario tener ben pulite le pareti della vasca e le pale mescolatrici. Queste infatti mostrano frequentemente delle eccedenze di cemento che rimangono adese anche in seguito ai lavaggi con acqua e che devono essere rimosse tramite scalpello per rendere ottimale il funzionamento della macchina.