Sviluppo logistico nazionale: Confindustria definisce la strategia

Durante l’incontro tenutosi a Roma, dall’evocativo titolo Industria, trasporti, logistica e infrastrutture: insieme per la competitività del Paese, Confindustria ha posto le basi per importanti sviluppi in termini di cooperazione e collaborazione tra gli Stati europei, con lo scopo di porre l’Italia al centro di un progetto che colleghi Nord Europa e Mediterraneo.
Creando nuove connessioni si auspica di dare maggiore respiro ai singoli mercati, aiutando l’economia in una ripresa che appare lenta ma costante dopo il periodo di recessione inevitabilmente legato al Covid.

Affluenza autorevole a Roma per dare spinta e impulso a Confindustria e alle sue idee di sviluppo

Industria, trasporti, logistica e infrastrutture: insieme per la competitività del Paese è stato un momento di forte aggregazione e partecipazione da parte di personalità eminenti della finanza e della politica, a partire dal presidente Carlo Bonomi, che ha illustrato i punti e informato tutti circa le linee guida che verranno prese da questo momento in poi.
Come sostenitori degli industriali e del commercio, hanno fatto la loro apparizione Salvini, Ferraris, Salini, Teti Deidda, solo per citarne alcuni, che sono intervenuti con parole di incoraggiamento o idee interessanti per alimentare un dibattito che potrebbe portare ottimi frutti nell’immediato futuro.
Al centro della discussione è emerso un tema decisamente attuale, quello della logistica che, nella fase post Covid, è esplosa ancora di più e ha richiesto un approfondimento per incentivare e agevolare gli spostamenti e la cooperazione di vario genere tra gli Stati.
In questi ultimi anni si è compreso che il settore manifatturiero non può più fare a meno di un import-export organizzato in modo professionale e pertanto a entrare in gioco in maniera decisa sono le infrastrutture da migliorare o in alcuni casi da creare ex novo.
Il nostro Paese vive infatti di forti contraddizioni da questo punto di vista, con luoghi organizzati e validi dal punto di vista della logistica e altri che non possiedono strade e mezzi adeguati agli spostamenti.
La necessità di sviluppare, ma anche uniformare, è risultato quindi il problema più urgente da trattare.
Il settore è talmente in crescita che il suo apporto economico ha superato quello del PIL nazionale, pertanto dall’incontro è emerso che se non si spinge ora per un’accelerazione si rischia di perdere un treno che difficilmente si presenterà in futuro.

L'Italia e la logistica: la convivenza di crescita e criticità

L’Italia e la logistica: la convivenza di crescita e criticità

Dal punto di vista della logistica e dell’import-export, l’Italia può essere considerato un paese in forte sviluppo, che tuttavia mostra criticità importanti che impediscono di definirlo in piena salute.
Infatti, le realtà che non possono permettersi una logistica adeguata a causa delle infrastrutture vecchie e pericolose sono numerose, soprattutto al sud e nelle isole, dove anche i collegamenti interni sono attualmente complessi.
Questo costituisce un limite a quello che potrebbe essere un ruolo cardine dell’Italia all’interno del mercato europeo, poiché la logica vuole che la posizione strategica, che la pone proprio nel mezzo tra paesi del nord e del Mediterraneo, venga sfruttata in maniera intelligente nel medio e lungo termine, aumentando la propria influenza grazie all’occupazione nevralgica del territorio.
Sono infatti stati individuati 4 nodi strategici all’interno dell’Unione Europea dal punto di vista del commercio e dello spostamento dei beni. Oltre all’area mediterranea, infatti, citiamo la zona del Reno-Alpi, quella scandinava e il rapporto tra Baltico e Adriatico.
Assumere il controllo di queste moderne tratte non è un’impresa semplice, tuttavia può divenire alla portata dell’Italia, ma solo se si parte da una revisione interna delle infrastrutture e della legislazione che regola la loro gestione o costruzione.
Purtroppo, nella classifica mondiale del Logistic Performance Index, l’Italia è attualmente solo al diciannovesimo posto per quanto riguarda logistica e trasporti, con paesi come Olanda e Belgio tra le prime sei realtà europee.
Questo indica che la strada da fare è ancora molto lunga e costellata di difficoltà e che l’incontro di Confindustria getta solo le basi per un lavoro duro e costante che tutte le parti in causa devono mettere in atto.
Vediamo quindi nel dettaglio quali sono stati i punti chiave trattati durante la conferenza e come possono migliorare il futuro del paese dal punto di vista economico.

Quali sono stati gli snodi trattati durante l'ultima conferenza di Confindustria

Quali sono stati gli snodi trattati durante l’ultima conferenza di Confindustria

Valichi alpini

I valichi alpini sono una delle risorse più importanti che il nostro paese possiede per consentire la comunicazione tra area mediterranea e continentale, dove passa di fatto il 60% degli scambi totali italiani.
Le infrastrutture sono in questo caso presenti, ma necessiterebbero certamente di una revisione e di un aggiornamento costante, così da fungere da punto nevralgico tra le due realtà della Comunità Europea, una a nord e una a sud.

Potenziamento dell’intermodalità

Uno degli aspetti che è emerso come prioritario durante la conferenza del 23 gennaio è stato quello dell’intermodalità tra i mezzi di trasporto.
Oltre a mancare alcune infrastrutture essenziali, queste devono essere messe nella condizione di comunicare fra loro e interagire per favorire una logistica mista e scorrevole.
Per essere chiari, la merce deve poter scendere da un treno e salire agevolmente su un aereo, senza che si verifichino lunghi momenti di stallo o addirittura si perda la spedizione per un sistema insufficiente di controllo.
Le alternative al classico trasporto stradale sono attualmente poco valide, ma viaggiare sempre su strada porta notevoli svantaggi dal punto di vista dei costi, della sostenibilità e del consumo delle risorse non rinnovabili e soprattutto inquinanti.
Lo scopo della classe dirigente italiana deve quindi essere quello di trovare altri metodi validi, mettendo in comunicazione ferrovie, aeroporti e porti.

Trasporto per mare

Solo osservando la conformazione del nostro paese, ci si rende conto di come il trasporto marittimo sia un nodo cruciale quando si parla di logistica e di comunicazione con altri grandi porti europei.
In questo ambito servirebbe un massiccio intervento di modernizzazione, in quanto le strutture presenti sono spesso insufficienti e soprattutto necessitano di una digitalizzazione pari a quella degli altri Stati membri.

Trasporto via aerea

Il mondo del trasporto aereo vive ovviamente di regole rigide e procedure doganali molto precise, che in alcuni casi dovrebbero però essere snellite per consentire una più semplice circolazione di merci e prodotti in modo rapido, in grandi quantità e con un dispendio energetico comunque inferiore rispetto al trasporto su strada, convogliando più prodotti nella stessa spedizione.
Inoltre, si è evidenziata la necessità di un collegamento tra aeroporti e altre infrastrutture, poiché spesso questi sono collocati in luoghi isolati rispetto alla città e difficilmente raggiungibili se si parla di un import-export senza barriere e di facile attuazione.

Digitalizzazione globale delle infrastrutture

Come già detto per i porti e il trasporto navale, il problema della digitalizzazione delle infrastrutture è di primaria importanza in una realtà come quella italiana, dove la tecnologia è presente ma trova molti più ostacoli rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea.
In particolare, sarebbe davvero molto utile creare una banca dati condivisa che fornisca informazioni utili in termini di logistica e poli per lo scambio di merci, così da evitare di pensare in modo ristretto a favore di un approccio molto più globale e condiviso, che poi è la direzione che sta prendendo il mondo in molti degli altri settori industriali.
Inoltre, le infrastrutture stesse necessiterebbero
di controlli e gestioni basate su una tecnologia elevata, in grado di snellire e velocizzare il lavoro dell’uomo, rendendo più semplice la circolazione dei prodotti e limitando le problematiche.

Sostenibilità ambientale

L’aumento della logistica ha posto la lente di ingrandimento sul problema dell’inquinamento ambientale legato allo spostamento massiccio dei mezzi, consumando quantitativi superiori di carburante e quindi incentivando lo sfruttamento intensivo delle risorse non rinnovabili.
Bisognerebbe pertanto trovare soluzioni per aumentare la mole di spostamenti ma allo stesso tempo limitare l’impatto ambientale, facendo partire mezzi e carichi pieni grazie ai processi di digitalizzazione che consentono maggiore organizzazione da questo punto di vista.
Inoltre, alla logistica si unisce la questione del packaging durante la spedizione, sottolineando la necessità di usare materiali riciclabili e compostabili, investendo nella ricerca e nelle bioplastiche.

Forza lavoro e modernizzazione del lavoratore

Uno dei problemi principali che sono stati individuati nella difficoltà di sviluppare una logistica italiana adeguata è la forza lavoro.
Questa risulta in alcuni settori insufficiente dal punto di vista del numero, in quanto la manovalanza non è più disposta a svolgere determinate mansioni alle condizioni economiche attuali.
Inoltre, sempre legandosi alla questione della digitalizzazione e della formazione delle nuove leve, si fatica a veicolare una specializzazione più organica e pertanto la forza lavoro risulta spesso impreparata e non adatta anche a eseguire compiti di gestione più sofisticata.
Confindustria ha pertanto portato alla luce una condizione di arretratezza connessa all’istruzione e alla formazione dei giovani, che merita un approfondimento non solo nel settore logistico ma in linea generale.

Snellire l’iter burocratico

L’Italia è un paese dove la burocrazia è decisamente capillare e spesso limita lo sviluppo dell’industria e crea dei blocchi che appaiono insuperabili.
Per favorire la crescita della logistica e divenire un punto nevralgico al centro dell’Europa, risulta davvero essenziale superare e snellire alcuni iter ancorati al passato e vincolanti in maniera improduttiva, a favore di un’ottica globale quasi del tutto priva di dogane.
Questo non vuol dire mancanza di controllo e di regole, semplicemente la necessità di fissare poche norme ma precise, più facili da seguire e rispettare e da gestire per il controllo centrale, in modo che non si creino blocchi dovuti a un apparato che non riesce a viaggiare alla stessa velocità della modernizzazione alla quale inevitabilmente il nostro paese sta andando incontro e che si auspica per il futuro.


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