Smartworking: ora chi cerca uffici cerca qualità e non tanto spazio

Lo smartworking è stato oggetto di una scelta che molte aziende hanno dovuto prendere a partire dal primo lockdown di marzo 2020. Man mano che si sono susseguiti altri lockdown, questa necessità si è trasformata sempre più in un obbligo. A causa di ciò, il settore immobiliare è stato scosso dalla pandemia Covid-19. Infatti, gli edifici che non tengono conto delle nuove tendenze emergenti in campo lavorativo stanno diventando obsoleti (fonte: Idealista.it). Di conseguenza, il concetto di acquisto degli uffici sembra che stia attraversando una vera e propria crisi. Tuttavia, quest’articolo si propone di ripensarlo proprio tenendo in considerazione le esigenze sempre più crescenti di datori e dipendenti che operano in condizioni che ormai sono più la regola che l’eccezione.

Il concetto di smartworking

Trattasi di una forma di lavoro in base alla quale il dipendente è libero di scegliere gli spazi e i tempi in cui prestare il proprio servizio presso l’azienda. Essa è stata regolamentata solo in anni recenti, a partire dalla Legge sul Lavoro Agile del 2017. Lo smartworking prevede l’uso di strumenti tecnologici adeguati, un trattamento economico adeguato, l’apprendimento permanente, la tutela della salute e il rispetto delle norme di sicurezza. Il datore di lavoro deve altresì fornire dotazioni tecnologiche e accesso al cloud dei dati. Il lavoro agile si basa sugli obiettivi da raggiungere e non sul numero di ore lavorate. Inoltre, il principio fondamentale non è più il controllo, ma la fiducia (fonte: QuiFinanza).

Il dipendente che lavora tramite smartworking risparmia il tempo e il denaro che avrebbe impiegato per raggiungere l’ufficio usando la propria macchina o i mezzi pubblici. Poiché il traffico stradale in generale viene ridotto a causa del minor afflusso di veicoli, il servizio di trasporto pubblico diventa più efficiente. C’è un maggior equilibrio tra la vita professionale e quella lavorativa, ma c’è anche il rischio di sentirsi più isolati rispetto ai colleghi e ai superiori. Inoltre, lavorare in un ambiente “riposante” come quello domestico può risultare un’esperienza straniante. Le aziende risparmiano il tempo e il denaro che avrebbero impiegato nelle opere di pulizia, climatizzazione e illuminazione degli uffici (fonte: QuiFinanza).

L’ufficio in casa propria

Non tutti i dipendenti di un’azienda che operano in smartworking si trovano nelle medesime condizioni, fuori dall’ufficio. Per cominciare, non sempre lo spazio a loro disposizione è sufficiente. C’è chi lavora in cucina e chi in camera da letto. Inoltre, le sedie e le scrivanie presenti nelle case non sono ergonomiche, e questo va contro le normative relative alla sicurezza sul lavoro. Si possono acquistare sedie e scrivanie a norma, così come si può rendere l’ambiente più luminoso. Ma non si possono allargare gli spazi di lavoro. Alla lunga, tali carenze creano disagio nei dipendenti, influendo sulla produttività che sono in ogni caso tenuti a garantire (fonte: Business Insider Italia).

I produttori e i commercianti di attrezzature per uffici fronteggiano una sempre minore richiesta. Pertanto essi soffrono gli effetti dell’aumento dei lavoratori in smartworking, oltre che gli effetti della pandemia. Meno persone si recano in ufficio, più addetti alle pulizie e alla sorveglianza rischiano di perdere l’impiego. I luoghi di lavoro, rimasti inutilizzati, richiedono comunque delle spese da sostenere, come quella per la locazione. Uno svantaggio che accomuna sia il datore di lavoro che i dipendenti in smartworking è quello legato alla connessione Internet. Non tutti usano lo stesso fornitore, o sono collegati nel medesimo modo. E la presenza di più utenti nella stessa casa può comportare un rallentamento nello scambio d’informazioni.

Un modello tutto da ripensare

Virginie Wallut, direttrice del Real Estate Research and Sustainable Investment di La Française Real Estate Managers, ha affermato che le aziende hanno guardato allo smartworking unicamente da un punto di vista finanziario. Queste hanno pertanto sottratto all’ufficio il ruolo primario che esso rivestiva nello sviluppo dell’attività. Dopo la revoca del lockdown, uno degli effetti del lavoro remoto è stato il seguente: tra l’innovazione e l’attività ordinaria, è stata quest’ultima ad aumentare la sua produttività nel breve periodo. La Wallut ha dichiarato che il sostegno incondizionato del telelavoro non è una scelta vantaggiosa come si potrebbe credere. Per queste ragioni, molte aziende stanno puntando su un modello ibrido che combini il lavoro in sede con quello da remoto (fonte: Idealista.it).

La Wallut ha affermato che l’ufficio ha ancora tanto da dare anche in questo periodo storico in cui lo smartworking è preso sempre più in considerazione. Esso è un simbolo che unisce i dipendenti e i clienti e da cui ha origine un senso di appartenenza. Più sarà dotato di comfort e servizi per i dipendenti, maggiore sarà la loro volontà di tornare a lavorare in sede. L’ufficio dovrà inoltre essere ripensato come un centro d’iper-comunicazione tra i dipendenti i cui spazi godano di una maggiore flessibilità e riconfigurabilità. Tuttavia, gli uffici dovranno essere più centrali e vicini ai trasporti urbani. Inoltre, dovranno essere adeguatamente connessi così che i dipendenti in loco che quelli da remoto accedano alle informazioni in modo paritario (fonte: Idealista.it).

Gli uffici del futuro

Aziende come Accenture e Intesa Sanpaolo stanno fornendo ai propri dipendenti in smartworking postazioni di lavoro complete, corsi mirati a migliorare il benessere psicologico e lezioni di ginnastica posturale (fonte: Business Insider Italia). Eppure per gli uffici non è ancora detta l’ultima parola. Si stanno progettando dei luoghi il cui design si basa su spazi condivisi e non più individuali, a fronte della riduzione del personale che lavora in sede. Gli uffici del futuro saranno ricchi di arredi modulari e multiuso. Essi saranno ideali per riunioni e sessioni di lavoro informale. Tra questi, banconi e divani in stile bar e gli armadietti col lucchetto, schermi giganti per le conferenze da remoto e pareti divisorie (fonte: Idealista.it).

Gli uffici sono possibili anche con lo smartworking?

La risposta è affermativa. Woods Bagot, studio globale di architettura e consulenza, ha proposto quattro possibili modelli. Il primo prevede la presenza di sedie, divano e tavolini in un unico spazio. Il secondo, cubicoli con barriere e tavoli enormi. Il terzo, una rete di hub. Il quarto, grandi spazi aperti in cui si alternano luoghi di lavoro e luoghi di relax (fonte: Forbes). Gli uffici attualmente in vendita in Italia (+14% rispetto a febbraio 2020) rimangono spesso invenduti per via della minore richiesta (fonti: Ingenio e La Repubblica). Ma il loro acquisto tornerà a essere una scelta vincente. Le aziende, dopotutto, offrono ai dipendenti più spazio rispetto alle abitazioni. Basterà solo limitarlo a livello individuale e migliorarlo in termini qualitativi.