Smartworking: il mondo del lavoro cambierà per sempre?

Nell’attuale mercato del lavoro vengono sempre più offerti degli impieghi che prevedono di lavorare in smartworking da casa propria. Questa modalità, esistente già da prima che si diffondesse la pandemia da Coronavirus, sta sempre più prendendo piede, complici i lockdown che si sono susseguiti da marzo 2020. Ma adesso le restrizioni da parte dei vari Paesi sembrano sempre più allentarsi man mano che la campagna vaccinale prosegue, seppur con qualche difficoltà di tipo organizzativo. Questa modalità di lavoro lontano dagli uffici, ma connessi alla propria azienda, sarà destinata a durare anche in un mondo post-pandemia? E se sì, rimarrà nella stessa forma o ci saranno dei cambiamenti nella sua struttura?

Che cos’è lo smartworking?

Questa specifica modalità di lavoro consiste nell’eseguire gli stessi compiti che si sarebbero eseguiti nel proprio ufficio, con la differenza che la sede è il proprio ambiente domestico. Una delle difficoltà che comporta lavorare in questo modo è proprio la difficoltà di separare la propria vita privata da quella professionale, soprattutto se non si ha uno spazio in casa che possa essere in qualche modo convertito a uso ufficio. In aggiunta a ciò, non sempre le aziende forniscono ai propri dipendenti un PC professionale sul quale possano lavorare e tramite il quale la produttività possa essere monitorata, o quanto meno una sedia e una scrivania ergonomica per garantire il loro benessere.

Uno dei tanti vantaggi che comporta lavorare tramite lo smartworking è invece la possibilità di non percorrere svariati chilometri verso il proprio posto di lavoro sia coi propri mezzi di trasporto che con i mezzi pubblici. La bolletta dell’energia elettrica sarà conseguentemente più alta. Tuttavia, è da considerare il fatto che meno macchine e bus ci sono in giro, meno inquinamento atmosferico e acustico ci sarà in città. Ma anche in questo caso esiste un rovescio della medaglia. Infatti, meno dipendenti di un’azienda si presenteranno fisicamente sul posto di lavoro, meno spesso i lavoratori che operano nell’ambito della sorveglianza e delle pulizie saranno chiamati dalla stessa azienda a svolgere il proprio lavoro.

L’evoluzione dello smartworking

A partire dal mese di marzo 2020, sempre più imprese hanno fatto ricorso allo smartworking per continuare a tenere i dipendenti alle proprie dipendenze. Questo perché si era compreso che digitalizzare la propria attività conveniva sia nel breve che nel lungo termine. Per esempio, poche aziende manifatturiere in Italia puntavano sull’export di prodotti sia su scala nazionale che all’estero. Come conseguenza di ciò, non avevano alcun sito web dedicato al commercio online. I lockdown hanno costretto molti clienti e potenziali clienti a stare in casa e a non uscire se non per lavoro e le spese di prima necessità. Queste misure hanno dunque comportato un crollo di vendite in molti settori.

La pratica dello smartworking si è rivelata una misura necessaria al fine di proteggersi dal contagio dal Coronavirus. Ma non solo. Si è rivelata un’alternativa economica sia dal punto di vista dei dipendenti che da quello dei datori di lavoro, almeno nella maggior parte dei settori. E molte imprese, soprattutto quelle che operano all’estero e soprattutto relative al servizio clienti, ovviano alla difficoltà di reperire del personale preparato ma non disponibile in loco assumendolo tramite smartworking, anche se solo per una prima fase iniziale per via delle restrizioni da Covid-19. Poi generalmente i dipendenti, dopo aver superato con successo la suddetta fase iniziale, vengono invitati a lavorare direttamente in sede.

Le proposte per un domani in smartworking

Molte figure imprenditoriali che si sono affermate proprio con la modalità di lavoro da remoto, come Rodolphe Dutel, fondatore di Remotive.io, sostengono l’importanza di mantenere la pratica dello smartworking anche durante questo nuovo scenario post-pandemia. Ci sono ormai delle bacheche specializzate nei lavori da remoto e tramite smartworking come Remote.co e We Work Remotely. C’è comunque da osservare che la maggior parte delle offerte di lavoro provengono da aziende statunitensi e richiedono la residenza in loco anche se si lavora da casa propria. In alternativa, ci sono degli impieghi che richiedono di lavorare tramite smartworking tenendo conto non del fuso orario italiano, ma di quello dei Paesi presenti nei vari continenti.

Una proposta relativa allo smartworking che sta riscuotendo una popolarità sempre maggiore è la seguente. Il datore di lavoro assume il dipendente perché quest’ultimo lavori da remoto. Ma il dipendente non sarà pagato più in base al Paese in cui risiede, ma in base alle proprie capacità e competenze professionali. Infatti, l’attuale scenario lavorativo relativo a questa pratica prevede che, per fare un esempio, un’azienda con sede in Portogallo assuma un operatore call center residente in Italia, ma non lo compensi a seconda dei requisiti in termini di studio e di percorso professionale che gli vengono richiesti, bensì sulla base dello stipendio che un operatore call center residente percepisce in Portogallo.

Gli ostacoli

Non tutti i mestieri possono essere svolti tramite smartworking e richiedono necessariamente la presenza dei dipendenti in sede, nei laboratori o in ufficio. Autisti, addetti alle pulizie, artigiani, agenti di polizia, addetti alla sicurezza, ristoratori e addetti alla produzione di alimenti sono tra le figure che si affidano agli strumenti digitali per facilitarsi il lavoro, ma non possono operare digitalmente tout court. In più, non tutti i dipendenti aziendali riescono a operare e a produrre altrettanto bene con la modalità smartworking, sia per un fattore di mentalità che per un fattore di organizzazione personale. Sarebbe auspicabile che venissero riconosciute le loro esigenze, in modo da realizzare un ambiente di lavoro produttivo.

Lo smartworking in futuro: conclusioni

Da una parte, il mondo è sempre più digitalizzato. Sarebbe dunque realistico prevedere che lo smartworking sia la modalità di lavoro del futuro, o almeno una delle modalità di lavoro del futuro. La buona volontà di operare da remoto anche in misura parziale da parte di alcuni settori come quello manifatturiero rappresenta un ottimo passo in questa direzione. Sempre più imprese stanno puntando al commercio online, e contano di proseguire questo trend anche quando la pandemia non comporterà più l’adozione di misure restrittive. D’altra parte, la stessa modalità di lavoro comporta alcune difficoltà oggettive che devono essere riconosciute e superate per far sì che venga maggiormente adottata da sempre più aziende.