Imprese e digitale: quante imprese in Italia sono davvero digitalmente avanzate?

Il rapporto tra digitale e imprese in Italia non è stato sempre dato per scontato. Ma con l’avvento della pandemia Covid-19, il processo si è accelerato in molti settori dell’economia nazionale, soprattutto nell’ambito dell’export dei prodotti manifatturieri all’estero. Ma nella maggior parte dei casi, sono stati introdotti dei cambiamenti radicali in tempi rapidissimi. Il primo riguarda la diffusione della pratica dello smartworking. La Dell Technologies, col suo report Digital Transformation Index, oltre il 30% del personale di tutte le aziende, indipendentemente dal settore, sta lavorando a distanza da casa propria, connesso col proprio ufficio (fonte: Semplisio).

Ma quante tra le imprese hanno davvero accolto la sfida della digitalizzazione tout court?

La situazione registrata a fine 2020

Nel 2020, l’ISTAT, sulla base dei dati raccolti tra il 2016 e il 2019, ha stabilito che le infrastrutture digitali di base, quali il cloud e la fibra ottica, vengono maggiormente utilizzate tra le aziende che hanno tra i 10 e i 19 dipendenti. Il 73,2% di queste ultime ha investito sul digitale. Il 97,1% delle imprese con 500 dipendenti usa le suddette infrastrutture digitali. Solamente nel 2019, è stato riscontrato che il 4,7% delle aziende in Italia ha un elevato livello di digitalizzazione. (fonti: Semplisio e corrierecomunicazioni.it). Dell Technologies ha riportato la notizia che l’85% delle aziende ha stabilito il proposito di accelerare gli investimenti in materia di digitalizzazione.

Questo dato risultava superiore rispetto alla media europea, ovvero il 75,3%. L’indagine Excelsior 2020-2023 effettuata dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro e da Unioncamere ha certificato che tra le imprese in Italia si sono fatte finalmente strada le soluzioni relative ai big data analytics, al cloud, al mobile e a tutto quanto sia pertinente all’ambito della cyber security (fonte: Semplisio). Per velocizzare il processo di digitalizzazione, gli stessi Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro e Unioncamere promuovono la formazione dei giovani Neet, oltre che dei giovani programmatori e sviluppatori nel settore ICT, con una formazione specialistica sperimentale che prevede un tirocinio obbligatorio (fonte: sito dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro).

La digitalizzazione registrata a gennaio 2021

Agli inizi del 2021, l’ISTAT ha riportato il dato secondo cui solamente due su dieci imprese in Italia hanno un alto livello di digitalizzazione. Per la precisione, il 18% del campione di aziende che hanno a carico 10 dipendenti soddisfa oltre la metà dei dodici parametri tecnologici che costituiscono il Digital Intensity Index, ovvero l’indice europeo di digitalizzazione delle imprese. Meno del 10% delle imprese esaminate dall’indagine usa tecnologie di AI, analisi Big Data, robot e stampanti 3D. Il 59% utilizza dei servizi cloud, il 23% fa uso delle soluzioni Internet of Things e il 55% ha dei siti web altamente sviluppati. Solo il 16% ha un sito di e-commerce.

I dodici parametri del Digital Intensity Index sono la percentuale degli addetti connessi che superano il 50%, la presenza di un sito web, la velocità di connessione di quantomeno 30 Mbps, l’uso delle stampanti 3D, il fatturato e-commerce di almeno l’1% sul fatturato complessivo, l’invio di fatture in formato elettronico, la presenza degli addetti specialisti in ambito ICT, la presenza di un sito web evoluto che contenga le informazioni sui prodotti e sui relativi prezzi, la percentuale degli addetti al personale con dei device mobili che sia superiore al 20%, l’uso delle soluzioni di analisi Big Data, l’uso dei servizi cloud evoluti e infine l’uso di robot (fonte: Channel World).

La situazione a marzo 2021

Il Gruppo Manpower, con la sua ricerca “Skill Revolution Reboot”, ha riferito il seguente dato. La pandemia Covid-19 ha evidenziato la grande importanza di rendere i processi maggiormente automatici nelle imprese sul territorio italiano. Infatti, il 43% delle aziende italiane sta accelerando i suoi piani a questo proposito. E questo contro una media globale che si aggira sul 21%. In base ai dati riportati dal “Skill Revolution Reboot”, le imprese che stanno mettendo in atto i loro piani di automazione dei processi stanno creando un maggior numero di posti di lavoro. L’85% di queste progetta infatti di aumentare il proprio personale, seguendo il trend globale che è dell’86%. (fonte: Innovation Post).

Le imprese in Italia che hanno oltre 250 dipendenti stanno progettando di digitalizzare ancora di più, oltre che di assumere ulteriore forza lavoro. Questo dato da solo smentisce il mito secondo cui il digitale rimpiazzerà l’uomo, almeno in questo contesto. Le aziende più piccole, invece, si sono viste costrette a sospendere i loro progetti relativi alla digitalizzazione perché la crisi economica le ha colpite più duramente rispetto alle altre. I settori che si stanno riprendendo col digitale sono quello assicurativo, quello finanziario, quello relativo ai servizi delle imprese e quello immobiliare. Il 40% delle aziende appartenenti a questi settori intende incrementare la propria automazione in conseguenza della crisi economica (fonte: Innovation Post).

Gli aiuti dello Stato

Tra il 2020 e il 2021, lo Stato italiano, per sostenere le imprese durante il processo di digitalizzazione e nell’aggiornamento tecnologico, ha emesso dei Voucher Digitalizzazione. Questi aiuti sono a fondo perduto. Però ulteriori finanziamenti e benefici fiscali sono stati erogati per le aziende. Dopotutto, il rinnovo delle tecnologie, incentivato dalle misure e promosso da una strategia d’impresa proattiva, può rivelarsi uno strumento concreto per il rilancio delle aziende. Il Voucher Digitalizzazione in particolare è stato concepito per essere usato, tra l’altro, durante l’acquisto di hardware, software e servizi specializzati che sono utili a migliore l’efficienza, rendere più moderna l’organizzazione lavorativa, sviluppare soluzioni per il commercio elettronico e impartire una formazione qualificata al personale del settore ICT (fonte: Fastbrain Engineering srl).

Le imprese in Italia digitalizzate: tiriamo le somme

Dunque, è un fatto assodato che la digitalizzazione delle imprese in Italia procede ancora a un ritmo lento rispetto a quella in corso nelle imprese degli altri Paesi europei. La ragione primaria per cui questo accade risiede nella carenza di maturità digitale all’interno delle realtà aziendali. Il modo di pensare e di comunicare è ancora troppo legato ai vecchi metodi produttivi, ed è ancora come se gli strumenti digitali non fossero mai stati introdotti per facilitare i suddetti metodi. Se la digitalizzazione verrà definitivamente accolta dagli imprenditori che operano in Italia, allora la strada sarà tutta in discesa.

Fonte immagine: Confartigianato Sardegna