Partite IVA: è boom per i forfettari?
Partite Iva: il boom del regime forfettario proseguirà anche nel 2020?
Il regime a forfait è quello più gradito ma il 2020 vede ridotte le condizioni di accesso
La grande convenienza del regime fiscale agevolato è stata messa in evidenza dal numero di partite Iva che si sono aperte nel 2019: la scelta di questo regime è stata fatta dal 48,2% dei liberi professionisti e dei lavoratori autonomi, circa il 34,5% in più rispetto al 2018. I dati parlano di oltre 269 mila iscrizioni al regime forfettario mostrando che complessivamente c’è stato un autentico boom. L’incremento si è verificato dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2019 che ha reso maggiormente vantaggioso il regime a forfait qualificato come flat tax. Il risparmio di imposta, la semplificazione degli adempimenti fiscali e la facilità di accesso hanno permesso ad una vasta platea di godere del regime agevolato. Se il 2019 è stato l’anno del boom è logico domandarsi se accadrà altrettanto nel 2020 dal momento che sono stati introdotti nuovi limiti e nuovi requisiti per entrare o per rimanere nel vantaggioso regime. In realtà le nuove disposizioni mettono a rischio migliaia di partite Iva che, conti alla mano, dovranno abbandonare il regime agevolato. Cerchiamo adesso di capire perché replicare il successo del 2019 sarà difficile, analizzando due punti fondamentali:
- le regole 2020: requisiti di accesso e cause di esclusione;
- chi fuoriesce dal regime forfettario.
I nuovi paletti del regime a forfait
Il regime fiscale agevolato è stato studiato per chi esercita attività d’impresa (arti o professioni), quindi sono compresi la start up nuova impresa e il libero professionista: entrambi le categorie potranno entrare di diritto nel regime agevolato avendone i requisiti. Ma quali sono i nuovi limiti di accesso e le cause di esclusione che potrebbero far diminuire in numero dei beneficiari? Fondamentalmente sono due: le spese per dipendenti e collaboratori non devono essere superiori ai 20 mila euro e non può essere superato il reddito di 30.000 euro per i dipendenti che hanno aperto la partita Iva. Questi nuovi limiti sono in vigore dal 1° gennaio 2020.
I vantaggi per le nuove attività
Le start up di nuova apertura hanno delle importanti agevolazioni, infatti l’imposta sostitutiva è del 5%, nei primi 5 anni, se nei precedenti 3 anni non c’è stata alcuna attività professionale o artistica, svolta anche in forma associata. Inoltre la nuova attività non può essere la prosecuzione di quella svolta come dipendente, a meno che quella precedente non sia stata una pratica obbligatoria per la professione. È molto interessante però notare che il numero di partite Iva che è composto da un’ampia platea di giovani (la maggior parte ha meno di 35 anni), comprende anche molti lavoratori tra i 50 e i 65 anni che hanno un reddito da lavoro dipendente o da pensione: i nuovi limiti introdotti svantaggiano questi ultimi.
Chi esce dal regime forfetario?
L’Osservatorio Statistico Consulenti del Lavoro ha elaborato un report inerente i dati dei primi 9 mesi del 2019, in riferimento a coloro che hanno aderito al regime forfettario dopo le modifiche introdotte. I soggetti che hanno anche un reddito da lavoro dipendente o pensionistico sono forse i più penalizzati dalla Legge di Bilancio 2020: infatti coloro che nel 2020 saranno espulsi perché il reddito è superiore ai 30 mila euro fissati dalla normativa non saranno meno di 10 mila. Non bisogna poi dimenticare che molti, per poter rimanere o accedere al regime forfettario, aspettavano l’applicazione al 20% della imposta sostitutiva per ricavi tra i 65.001 e i 100 mila euro che, come è noto, è stata cancellata. In totale, in seguito alle cause ostative, si parla di circa 340 mila partite Iva che dovranno lasciare il regime di vantaggio per entrare nel regime ordinario. I contribuenti che fuoriescono avranno obblighi contabili e amministrativi non presenti nel regime fiscale agevolato e l’obbligo di fatturazione elettronica che le partite con Iva forfettaria possono non adottare. Chi cambia regime avrà 60 giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione e quindi avrà tempo fino all’inizio di marzo. Va inoltre ricordato che i limiti introdotti si riferiscono all’anno precedente, di conseguenza coloro che nel 2019 li hanno superati non possono beneficiare della flat tax nel 2020. A questo punto è facile capire perché sono nate tante contestazioni sulle nuove restrizioni e perché si è parlato di un provvedimento in contrasto con lo Statuto dei diritti dei Contribuenti. La risposta dell’Agenzia delle Entrate ha chiarito che non vi è alcun contrasto, in quanto si tratta di una verifica circa i superamenti delle soglie e non viene richiesto alcun adempimento.
Dopo il boom del 2019 la platea si ridurrà nel 2020?
Dopo questo breve excursus possiamo affermare con certezza che il regime agevolato è stato scelto da un ampio numero di contribuenti non solo nel caso di una nuova attività ma anche da chi, forte del fatto che il limite è 65 mila euro, ha potuto optare per una tassazione meno onerosa di quella ordinaria. Ma se il 2019 è stato l’anno del boom è abbastanza probabile che i limiti inseriti nella nuova manovra porteranno ad assottigliarsi il numero delle partite Iva in regime fiscale agevolato e impediranno l’accesso a molti che superano i limiti, anche se di poco. I giovani imprenditori ma anche coloro che sono stati espulsi dal mondo del lavoro e chi è già in pensione e desidera un reddito un po’ più alto rispetto al solo assegno pensionistico, dovranno fare alcune valutazioni per capire se è conveniente lavorare come autonomi. Le maggiori difficoltà vengono dalla non cumulabilità del reddito e dall’impossibilità di avere spese che superano i 20 mila euro per i collaboratori e i dipendenti. Non è improbabile che saranno diversi quelli che sceglieranno di chiudere la partita Iva. Secondo l’Osservatorio Statistico dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro saranno circa 3.500 gli iscritti sopra ai 65 anni e 4.000 tra i 51 e i 65 anni (con reddito da lavoro o pensione di oltre 30 mila euro) che rinunceranno.