Partita IVA e flat-tax: arriverà sul serio o no?

La tanto attesa flat tax per le partite Iva, argomento presente da tempo nell’agenda elettorale di tanti politici italiani e che viene periodicamente rispolverato in vista di ogni nuova elezione è soltanto un lontano miraggio o è destinata prima o poi ad arrivare? Cominciamo con il dire che questo regime di tipo forfettario prevede una tassa fissa fissata sulla soglia del 15%, destinata a tutti i lavoratori autonomi che hanno guadagni annuali non superiori al tetto dei 65mila euro. Ad allontanare questa soluzione c’è però un problema inaspettato, come hanno recentemente scoperto economisti e liberi professionisti che hanno analizzato sotto la lente d’ingrandimento i possibili scenari futuri legati alla flat-tax partita va.

Quali ostacoli presenta la flat-tax?

Uno dei principali ostacoli riscontrati è quello che, tramite l’applicazione del regime forfettario, nessun costo risulterà più essere deducibile. Si pagherà quindi un’ unica tassa fissa a prescindere da tutte quelle che possono essere le spese professionali ma bisognerà prestare attenzione a non superare il tetto massimo fissato pari ai già citati 65mila euro. Ad esempio, quando un geometra munito di partita Iva va in cartoleria e compra dei prodotti di cancelleria, rimase suo principale interesse farsi rilasciare la fattura dal commerciante, in modo poi da poter scaricare i costi sostenuti. Le cose cambiano invece con la flat-tax, infatti il geometra, sempre ad esempio, non potrà più ricevere nessun rimborso statale derivanti dall’acquisto dii beni necessari alla sua professione.

Questo è uno dei principali effetti distorsivi generati dall’adozione di questo particolare regime fiscale. Nonostante l’obbligo legislativo, sembra lecito domandarsi quale interesse possano avere i liberi professionisti con la flat-tax a farsi rilasciare una fattura se non possono scaricare nulla? Per questo motivo potrebbero aumentare i casi di evasione che vedrebbero anche il coinvolgimento dei fornitori. Il quotidiano economico de Il Sole 24 Ore ha poi fatto notare che chi percepisce un guadagno di 65mila euro l’anno non ha nessun genere convenienza a incassare altri 10mila euro, per il semplice motivo che si vedrebbe costretto a pagare undicimila euro di ulteriori imposte. Quindi nella peggiore delle ipotesi, una volta che la soglia dei 65 mila euro è raggiunta, gli altri guadagni potrebbero andare nel “nero”.

Gli scenari possibili

Senza nessun altro reddito tassato a Irpef chi rientra nel regime forfettario flat-tax non ha quindi interesse a farsi fatturare le spese personali come i lavori di ristrutturazione degli immobili, ad esempio, perché questi non possono essere dedotti dal proprio reddito personale. In questo scenario i lavoratori dipendenti potrebbero decidere di “mettersi in proprio” perché troverebbero più conveniente aprirsi una partita Iva, per proseguire però un rapporto di lavoro che sarebbe solamente cammuffato da autonomo con il proprio ex datore di lavoro. Da notare che, precedentemente, rappresentava un ostacolo al regime di tipo forfettario la detenzione, nell’anno fiscale precedente, di un reddito da lavoro dipendente superiore alla quota di 30mila euro.

In altre parole questa situazione diventerebbe un’istigazione all’evasione fiscale, cosa che porterebbe allo scatto di una clausola di salvaguardia. Il presidente dell’Associazione Nazionale dei commercialisti, Marco Cuchel, ha infatti definito “istigazione all’evasione” l’innalzamento dei regimi forfettari da 30 a 65 mila euro annuali, senza tener conto delle necessità di certificazione dei vari costi operativi. Lo stesso Cuchel, in una recente intervista al canale di Euronews, ha affermato che il timore, in questo caso, è quello che si finisca a creare un importante giro di nero visto che commercianti, artigiani, imprese e professionisti non hanno nessuno interesse a richiedere fatture professionali e/o private, creando così una tempesta perfetta in favore del “nero”.

Si dovrebbe imitare il Portogallo

Il presidente dell’associazione italiana dei commercialisti ha lanciato la seguente proposta, dove si dovrebbe determinare il reddito in modalità analitica, cioè sottraendo i costi dai ricavi e non in modo forfettario. Inoltre, sempre secondo il parere del presidente dei commercialisti Marco Cuchel, si dovrebbe imitare il Portogallo dove è stata introdotta la fattura elettronica facoltativa, come incentivo. Infatti, in terra lusitana, chi la richiede può chiederne la detrazione dal proprio reddito a prescindere dagli acquisti effettuati. Tornano in Italia, gli effetti sulla nostra economia, non sono facilmente quantificabili, come fa notare l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica. Secondo Giampaolo Galli, vice direttore dell’istituto, si tratta sempre di un calcolo molto aleatorio.

Sempre secondo quanto dichiarato dell’economista Giampaolo Galli, ogni sistema fiscale riesce a fare i n modo di evitare grandi ostacoli. Quindi non deve essere possibile che con l’aumento del reddito lordo vada a diminuire quello netto. Qui non si trova nessuno ostacolo ma un gradone, visto se si passa da 75mila euro a 101mila euro reddituali. Quando, per l’appunto, si finisce con il creare un gradone di queste dimensioni, l’incentivo a rientrare nella soglia dei 65mila euro non emettendo fatture o, per lo meno, rimandandole all’anno successivo diventa molto forte. Un professionista autonomo in possesso di un reddito di 64mila euro annuali con la flat-tax andrà a pagare 10mila euro in meno rispetto a un lavoratore di tipo dipendente percepente pari reddito.\

Un altro rischio

Il rischio è quello di avere minori entrate rispetto a quelle calcolate da preventivo. L’Unione Europea, sempre molto attenta ai conti italiani, non ha perso tempo e ci ha chiesto di monitorare le finanze pubbliche per eventuali manovre di tipo correttivo. Un altro spunto di riflessione lo fornisce la giuslavorista Flavia Pasquini che fa notare come i giovani, obbligati a iscriversi a un ordine professionale per apporre la propria firma (avvocati, ingegneri e commercialisti) lavorano spesso in regime di mono-committenza soprattutto nei loro primi anni di esercizio dell’ attività, dipendendo da un soggetto che li obbliga ad iscriversi ad un regime di partita Iva anche se soni subordinati e percepiscono redditi molto inferiori ai 65mila euro. Di fatto per loro non cambia nulla.

I numeri attualmente interessati alla flat-tax

Sono all’incirca 8,2 milioni le partite iva registrate in Italia, di cui 6,2 milioni attive. Circa 3,9 milioni sono le partite iva di soggetti fisici, di cui: circa 2,2 milioni rientrano nelle professioni non organizzate in ordini e collegi; mentre si aggirano intorno ai 1,1 milioni le partite iva delle professioni appartenenti a collegi e ordini. Quasi 1,9 milioni di professionisti sono registrati in 27 ordini e collegi generanti 6.6% del PIL (il prodotto interno lordo). Infine sono circa 3,5 milioni i professionisti non appartenenti a ordini e collegi, di questi 1 milione è registrato in circa 1500 associazioni professionali generanti il 9% del Pil a livello individuale ed il 21% tramite le aziende collegate.