Coronavirus: qual è lo stato dell’economia in Italia

Il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, messo in atto per fronteggiare la pandemia, ha colpito l’economia facendola entrare nella peggiore recessione dopo la seconda guerra mondiale. In questo articolo analizzeremo alcuni indici, che permettono di capire la salute dei vari settori, come:

  • il lavoro;
  • l’intrattenimento;
  • il turismo;
  • la mobilità.

La situazione degli Stati della zona Euro

Forse pensavamo che il record negativo che il PIL ha raggiunto nel 2009, pari al -4,9%, fosse difficilmente replicabile, si trattava infatti del dato peggiore dal 1971. Oggi il prodotto interno lordo è precipitato a causa dell’emergenza Covid e ha colpito produzione, lavoro, consumi e reddito. I dati inerenti al secondo trimestre evidenziano per il nostro Paese un Pil pari a -12,4% ma non siamo gli unici ad aver subito un impatto così grave dal momento che la Germania registra un -10,1%, la Spagna -18,5% e la Francia -13,8%. Alcuni Stati come la Germania, però, si risolleveranno prima di altri grazie al ridimensionamento del debito pubblico che tra il 2010 e il 2019 è passato dall’82% al 60% e alla solidità del sistema produttivo. Diversa la situazione della Spagna che mostra segni di una recessione importante e dove il calo nel settore dei servizi turistici è di oltre il 50%. In Francia il lockdown ha portato ad una contrazione del settore trasporti a cui si sono aggiunti il calo delle importazioni (17,3%) e delle esportazioni (25,5%).

Economia Italia: la contrazione del Pil

I dati dell’Istat illustrano efficacemente la crisi dell’economia italiana che nel secondo trimestre ha visto un calo del Pil del -12,4%, (17,3% in termini tendenziali rispetto al secondo trimestre dell’anno passato): questo significa che il valore del prodotto interno lordo è diminuito di 50 miliardi. A completare il quadro vanno aggiunti l’incremento della disoccupazione, la cassa integrazione e una drastica diminuzioni dei consumi.

Famiglie e soggetti a rischio

La voragine che si è aperta nell’economia italiana mette a rischio alcune categorie che già prima, secondo le stime Eurostat, erano in svantaggio rispetto ad altre. Tra queste troviamo:

  • giovani;
  • donne;
  • precari;
  • stranieri;
  • residenti in meridione.

Gli effetti dell’emergenza Covid-19 si sono evidenziati nel mercato del lavoro dove il mese di aprile del 2020 ha registrato un calo di occupati (274 mila in meno). Entrando nello specifico vediamo che sono diminuiti gli occupati maschi -131 mila e femmine -143 mila: il divario tra uomini e donne si acuisce su base annua dove l’occupazione femminile ha visto -286 mila lavoratori mentre per i maschi il dato è di -211 mila. Per quanto riguarda il numero degli occupati, il quadro generale vede colpiti 76 mila lavoratori a tempo indeterminato, 69 mila autonomi (che non godono quindi di cassa integrazione) e 129 mila a termine a cui non è stato rinnovato il contratto. Scende solo apparentemente il tasso di disoccupazione che deve però essere letto insieme a quello degli inattivi: va ricordato infatti che con il termine disoccupati si fa riferimento a chi cerca lavoro in modo attivo e nel periodo del lockdown è stato impossibile. Quindi chi non ha potuto cercare una occupazione rientra nel gruppo degli inattivi che, di fatto, è aumentato.

Intrattenimento e mobilità

Per poter tornare a vivere normalmente abbiamo dovuto chiuderci in casa per un certo periodo: questo ha comportato lo stop di molte attività produttive e della mobilità. Successivamente solo una parte di lavoratori è tornata nelle sedi aziendali, moltissimi infatti lavorano ancora in smartworking con ricadute negative per il settore dei trasporti, per i bar e per i ristoranti. L’allentamento delle misure inizialmente ha fatto pensare che l’economia sarebbe ripartita subito mentre invece molte imprese hanno chiuso l’attività o l’hanno ridotta e i consumatori hanno tagliato drasticamente la spesa di beni e servizi per timore del futuro. Nel settore dell’intrattenimento, il cinema ha gradatamente riaperto le sale e nella decima settimana dalla riapertura, cioè nella settimana tra il 17 e il 23 agosto, erano 1572 le sale aperte con una affluenza di oltre 161 mila spettatori. Il maggior numero di aperture si è avuto in Lombardia, Veneto e Lazio mentre il numero minore è stato registrato in Liguria, Sardegna e Marche. Per quanto riguarda il turismo diverse variazioni rispetto alla situazione pre-Covid: gli italiani, infatti, hanno scelto di trascorrere le vacanze nel Belpaese e di spostarsi con la propria auto, ritenuta il mezzo più sicuro. I dati parlano di grandi cali nelle città d’arte e nelle località preferite dagli stranieri che sono i grandi assenti. Federalberghi ha evidenziato un calo di presenze del 76,4% di stranieri e del 24,5% di italiani: il fatturato, rispetto a luglio 2019, sarà di circa la metà. Molti italiani hanno poi rinunciato alle vacanze per ragioni economiche: alcuni per la diminuzione del reddito mentre altri per lavorare e rimediare ai mesi di inattività della propria impresa. Da non sottovalutare, inoltre, la paura di infettarsi come hanno dichiarato i partecipanti alla ricerca di SWG, commissionata dall’Osservatorio Puglia Promozione.

Alcuni indicatori di ripresa

L’Osservatorio Covid-19 del Cer evidenzia però alcuni segnali positivi che fanno ben sperare. I consumi elettrici, per esempio, nel mese di luglio hanno raggiunto il massimo del 2020 con un aumento dell’1,4% rispetto a gennaio. Positivi anche i dati del commercio estero e della produzione industriale che tra aprile e maggio è aumentata del 30%. La produzione industriale a Giugno, rispetto ad Aprile, ha registrato una ripresa maggiore in confronto a quella degli altri Stati anche se il cedimento tra aprile e febbraio era stato superiore. L’emergenza non è ancora alle spalle ma il report spiega che si può ragionevolmente pensare ad una recessione tecnica poco persistente e ad un inizio di fase espansiva. Secondo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’Italia sta mostrando una ripresa economica migliore degli altri Paesi. Un incoraggiante ottimismo, quindi, a meno che non vi sia un nuovo lockdown per la recrudescenza dei contagi.