Esce il Manifesto della Buona Impresa: nuovi valori e proposte per un’economia italiana migliore
Esce il Manifesto della Buona Impresa: nuovi valori e proposte per un’economia italiana migliore
Confindustria, Cooperative, Confagricoltura, CIA e Copagri si alleano per far crescere l’economia italiana. Ecco il manifesto sottoscritto dai Presidenti dove vengono illustrati i 5 obiettivi di intervento che la “Buona Impresa” deve al più presto mettere in atto.
Viviamo in un periodo che si caratterizza per l’ampliamento dei divari economico e sociale e generazionale e territoriale. L’economia nazionale e quella europea non corrono più, e modernizzare il nostro Paese, rendendolo dinamico e all’avanguardia, è una priorità assoluta. Constatando tali necessità, i Presidenti delle principali associazioni imprenditoriali ( Mauro Lusetti di Alleanza delle Cooperative Italiane, Vincenzo Boccia di Confindustria, Dino Scanavino di CIA – agricoltori italiani, Massimiliano Giansanti di Confagricoltura e Franco Verrascina di Copagri) hanno ideato e sottoscritto un Manifesto contenente non solo i valori basilari ma anche proposte concrete per migliorare l’economia del nostro Paese.
Per tornare a crescere è essenziale la partecipazione di aziende consapevoli, pronte ai cambiamenti necessari per restare al passo con innovazione e digitalizzazione, accorte alla sostenibilità e che abbiamo come obiettivo centrale l’attenzione ai giovani e alla formazione. L’assemblea ha quindi pensato come mezzo di contrasto e di rilancio di creare la “Buona Impresa”, definendo questa un “soggetto che in termini culturali e sociali aiuta ad affrontare i grandi nodi della crescita consapevole, sostenibile, innovativa, digitale, equa, anti-diseguaglianze e generativa di comunità solide e solidali”.
Vediamo dunque i 5 obiettivi di interventi, nominati così come appaiono nel testo integrale del Manifesto:
- Crescita sostenibile
- Più lavoro, più equità sociale, più consumi
- Investimenti sul futuro
- Buona impresa, buone istituzioni
- Ruolo e responsabilità dei corpi intermedi
Crescita sostenibile
Il primo obiettivo è dunque quello di promuovere la crescita del Paese raggiungendo il target del 2% annuo in un triennio. Gli strumenti per arrivare a questo risultato passano da politiche pubbliche finalizzate a:
- ridurre le disuguaglianze e la povertà;
- portare alla parità di genere;
- salvaguardia della dignità del lavoro secondo quanto stipulato dai CCNL nazionali;
- innovazione digitale, tecnologica e sociale per l’impresa;
- consumi e produzioni Green;
- maggior qualità nelle istituzioni che si traduce in una burocrazia semplificata sussidiaria al quadro nazionale.
Più lavoro, più equità sociale, più consumi
L’Italia ha il cuneo e la pressione fiscale sul lavoro e l’impresa tra i più elevati al mondo. Riducendo la tassazione si mette in circolo più denaro riattivando così l’economia. Più euro nelle buste paga dei lavoratori significano più acquisti e più benessere. Meno tasse per gli imprenditori possono tradursi in nuovi posti di lavoro e investimenti che danno slancio a imprese e all’economia in genere. La politica di governo deve dunque tendere all’emanazione di norme chiare e certe, in grado di generare un clima di fiducia che permetta alle famiglie e alle imprese di attuare investimenti anche a lungo periodo. I giovani devono essere inclusi nel mondo del lavoro grazie a politiche che incentivano l’imprenditoria giovanile e propongono una fase di detassazione per i contratti a tempo indeterminato. Di pari passo devono andare gli investimenti rivolti a scuola e formazione, con particolare riguardo ai veicoli che offrono alternanza e il passaggio scuola – lavoro. La scuola cattedratica deve essere un po’ abbandonata, o per lo meno accostata, ad un apprendimento più pratico in linea con le esigenze di mercato del momento.
Investimenti sul futuro
Gli investimenti mirati ed efficienti sono sempre il cuore pulsante di una riforma. Anche in questo caso è necessario rilanciare un piano di investimenti, dai sottoscrittori stessi considerato ambizioso, per migliorare le infrastrutture, materiali e non, cominciando dalle opere che hanno già ottenuto un finanziamento.
Ricerca e innovazione vanno sostenute sia economicamente che da un punto di vista dinamico, al fine di creare un reticolo comunitario e soprattutto di essere competitivi a livelli mondiale. Le nostre imprese devono essere all’avanguardia e diventare un modello da copiare nel resto del mondo.
Salvaguardare il pianeta è un dovere collettivo quindi anche le imprese devono farsene carico. Gli investimenti per una transizione ecologica, così come gli incentivi per creare un economia circolare e l’utilizzo di energie pulite e rinnovabili, devono essere inseriti in modo graduale, magari con strumenti premiali in grado di far accostare, e poi successivamente interiorizzare, alla cultura del riuso e del riciclo.
E’ necessario l’avvio di un piano di manutenzione del territorio che miri in primis alla prevenzione sismica e alla lotta al dissesto idrogeologico, nonché alla rigenerazione sia delle aree interne che delle aree urbane. Il suggerimento è di farlo ad esempio grazie all’associazionismo imprenditoriale a livello comunitario.
Importanti investimenti devono essere fatti anche nel settore welfare e nell’istruzione. Il settore sociale deve essere ritenuto quindi una preziosa risorsa e non una spesa a perdere.
Gli ultimi investimenti da non dimenticare sono quelli che devono essere fatti al Sud per rimetterlo in carreggiata e sfruttare la sua potenziale produttività.
Buona imprese, buone istituzioni
Impresa e Stato devono viaggiare a braccetto completarsi a vicenda per poter creare le condizioni necessarie allo sviluppo del Paese. Imprese e istituzioni devono quindi siglare patti per riacquistare fiducia reciprocamente. La legalità, la lotta contro le mafie, la certezza del diritto e la funzionalità degli strumenti sanzionatori devono essere i cardini di questi accordi.
Attenzione deve essere data anche agli enti profit e no profit mutualistica e sociale che possono essere la colonna vertebrale per costruire un paese più equo e solidale.
Ruolo e responsabilità dei corpi intermedi
Come ultimo punto il manifesto chiede la regolamentazione normativa che renda chiara e legittima la rappresentanza. La trasformazione della società, e dell’economia in genere, ha portato alla nascita di figure come i corpi intermedi che fungono da raccordo tra le istituzioni e i cittadini. La legge sulla rappresentanza deve stabilire il contratto collettivo nazionale di lavoro redatto dai sindacati più rappresentativi, come indicato dall’art. 39 della Costituzione Italiana.
In una società caratterizzata da una tale evoluzione, sommata al completamento della della riforma del terzo settore, il ruolo dei corpi intermedi deve essere valorizzano con interventi verificati, dei quali i risultati possono essere condivisi.