Imprenditoria femminile: quali sono le città virtuose in Italia?
I dati statistici riportano che a fine 2017 in Italia c’erano oltre 330.000 attività economiche condotte da donne, circa 10.000 in più rispetto al 2016 e 30.000 in più se si rapportano al 2014. Il dato rappresenta quindi il 22% circa del totale delle imprese nazionali, specificando che la maggior parte delle imprese “rosa” sono concentrate nei settori del turismo, dei servizi e delle attività professionali.
Facendo una veloce analisi sembrerebbe dunque che l’imprenditoria femminile in Italia sia sana e vitale.
Ma quali sono le migliori città dove essere imprenditrice donna in Italia? Quali sono i parametri di valutazione per fare una scelta imprenditoriale concreta?
Per rispondere a questi quesiti ci si potrebbe avvalere di altri risultati statistici e stilare così una classifica in base al maggior numero di imprese femminili presenti sul territorio. L’ Osservatorio di Imprenditoria femminile di Unioncamere, basandosi sempre sui dati raccolti nel 2017, ha sottolineato come il Mezzogiorno vinca rispetto al resto del Paese. Le presenze rosa, circa 474 mila, rappresentano il 36% del totale delle imprese. Nel sud il tasso di femminilizzazione, calcolato facendo il rapporto tra il totale delle imprese e la componente Rosa, raggiunge quasi il 24% , superano la media nazionale che si ferma al 21,75% . Il dato risalta maggiormente se si paragona al Centro Italia, dove le imprese femminili sono circa 299.000, pari al 22,57% . Il divario è maggiore rispetto ai grandi poli industriali italiani del Nord-Est , dove le imprenditrici femminili sono pari al 20,03% del totale e al Nord-Ovest dove scendono al 19,92% . Sul totale delle imprese quindi la regione con un tasso di femminilizzazione più alto risulta il Molise, segue la Basilicata ed al terzo posto l’Abruzzo . Tra le meno virtuose in questo senso il Trentino Alto Adige, la Lombardia ed il Veneto, dove le imprese femminili incidono decisamente meno sul totale dell’imprenditoria locale. Come il Sud sembri il luogo principale dove le donne fanno imprenditoria è confermato dai dati raccolti a livello regionale. La Sicilia, il Lazio e la Campania risultano le regioni dove la crescita dell’imprenditoria femminile è stata maggiore negli ultimi 5 anni.
Secondo tutti questi numeri si deve quindi pensare che Campobasso sia la città migliore dove essere imprenditrice donna in Italia, seguita da Potenza ed infine al terzo posto del podio dall’Aquila . Seguono poi le altre grandi città del meridione, lasciando come fanalino di coda le grandi città industriali del nord Italia.
Questo sarebbe però riduttivo in quanto non sempre il numero delle presenze corrisponde ad un criterio di benessere generale. Il lettore avveduto si rende conto che i dati in questione sono infatti esclusivamente rapportati al numero delle imprese presenti sul territorio. Ovvio è che dove l’industrializzazione è maggiore il numero delle presenze femminili sarà inferiore rispetto a realtà che si affacciano da meno tempo nel mondo del lavoro imprenditoriale.
A portare a questi dati, decisamente in crescita negli ultimi anni, è stata probabilmente la crisi economica che ha colpito il nostro paese e che ha messo diverse persone nella posizione di dover aguzzare l’ingegno per trovare un’occupazione. Il Nord ed il Centro Italia hanno comunque potuto fare affidamento su una realtà imprenditoriale più consolidata che ha portata tassi di disoccupazione meno elevati rispetto alla realtà del Sud. In poche parole, essendo meno possibile fare il dipendente a causa della chiusura e del fallimento di molte aziende, le donne del Mezzogiorno hanno dovuto approfittare delle agevolazioni e delle possibilità messe a disposizione, anche dall’Unione Europea, per crearsi una posizione lavorativa stabile, dimostrando così di avere capacità di problem solving e di adattabilità superiori a quelle degli uomini.
Un altro aspetto che ha portato alla diffusione dell’ imprenditoria femminile è senza dubbio il problema del soffitto di cristallo. Con questa espressione si indicano gli ostacoli alla carriera che dipendono da discriminazioni razziali, politico-religiosi o sessuali. Il GAP fra gli stipendi femminili e maschili in Italia non è ancora completamente colmato e spesso, a parità di capacità si preferisce assumere un uomo per paura che eventuali gravidanze ed impegni materni possano ostacolare la carriera e la crescita aziendale.
Questa disparità spinge le donne ad essere più intraprendenti e a cercare di aprirsi strade personalmente, creando imprese volte al profitto ma soprattutto alla realizzazione ed alla gratificazione personale.
Quello che stupisce maggiormente e che le donne oggi non guidano solo imprese operative nei settori considerati per tradizione femminili, come ad esempio i servizi dedicati alla cura della persona o le confezioni, ma si posizionano al vertice di realtà operative in comparti come i servizi informatici, le apparecchiature elettriche, le attività editoriali, la fabbricazione di prodotti chimici e farmaceutici.
L’importanza di fare rete, un consiglio per imprenditrici femminile
Le associazioni, sia fisiche che virtuali, di donne lavoratrici e donne imprenditrici rivestono oggi un ruolo molto importante. Queste possono infatti intervenire con programmi di mentorship o training, solo per fare un esempio, per poter affrontare con più serenità e con qualche suggerimento in più anche periodi di maggiore difficoltà. Ma il particolare veramente indispensabile di un eventuale associazione di imprenditrici femminili è quello di fare rete. Tra i dati emersi a livello nazionale quello che maggiormente impressiona e che crea motivo di rimprovero all’imprenditoria rosa, e l’incapacità di sfruttare tutti i vantaggi che derivano dal networking professionale. Questi possono consistere semplicemente in uno scambio di idee o nel confronto di differenti realtà, ma spesso possono invece confluire in collaborazioni che massimizzano i profitti riducendo magari anche i costi. Le soft skill e l’ingrediente persona sono infatti gli elementi che maggiormente caratterizzano le aziende a conduzione femminile. Le imprenditrici sono infatti generalmente più disponibili nei confronti del personale e sono più recettive nel prendere in considerazione consigli ed obiezioni da parte dei lavoratori.
Possiamo quindi riassumere che le città più virtuose dove le donne preferiscono fare imprenditoria sono dunque quelle che, per assurdo, rendono più difficile la possibilità di essere dipendenti. A queste si affiancano i grandi centri che offrono aiuti alla donna per conciliare lavoro e famiglia, come ad esempio asili, scuole e centri ricreativi.