Chiudere la partita IVA: quando e come farlo
Lavorare come libero professionista può essere un sogno di chi opera alle dipendenze di qualcuno o chi non riesce a trovare un’occupazione come dipendente. Da una parte, c’è la possibilità di lavorare seguendo i propri ritmi senza la supervisione di un superiore. D’altra parte, ci si assume la responsabilità di lavorare nel modo più accurato e puntuale possibile. Specialmente se il tuo reddito dipende interamente dai tuoi sforzi. Ma un giorno riesci a trovare un lavoro da dipendente che ritieni che ti soddisferebbe. Oppure sei stanco per lo stress che comporta lavorare essenzialmente da solo. In questa guida, saprai tutto quello che c’è da sapere per chiudere la partita IVA.
Quando chiudere
La partita IVA dev’essere chiusa nel momento in cui hai incassato qualunque prestazione che fosse relativa all’attività di lavoro autonomo. Quello è il momento giusto per procedere a tale chiusura. Infatti, finché ci sono degli importi da incassare, la tua partita IVA dovrà restare aperta per consentire la fatturazione di queste operazioni. Solamente dopo che tutte le operazioni sono state incassate, puoi considerare definitivamente chiusa la tua attività. Se hai dei compensi che hai fatturato prima della chiusura e che non hai incassato, dovrai dichiararli come “redditi diversi” nel quadro RL, rigo RL 15, del modello Redditi Persone Fisiche 2021.
Come verificare se sei riuscito a chiudere la partita IVA? Ti basterà fare una visita al sito https://telematici.agenziaentrate.gov.it. Inserisci la tua partita IVA e i caratteri che senti o vedi nel campo “Codice di sicurezza”. Nella schermata dei risultati, apprenderai se la tua partita IVA risulta attiva, sospesa o cessata. Oltre a questo, vedrai la tua denominazione, oppure il tuo nome e cognome. In aggiunta, potrai verificare la data d’inizio attività e le eventuali date in cui è incorsa in una sospensione o è cessata. Infine, ci sarà quest’eventuale dato: la tua partita IVA apparteneva a un Gruppo IVA o a un partecipante a un Gruppo IVA? (fonte: Small Business Italia).
Istruzioni
Per poter chiudere la partita IVA, devi compilare i moduli AA9/12 o AA7/10, scaricabili dal sito dell’Agenzia delle Entrate. Ci sono due modalità con cui si possono presentare i suddetti moduli compilati, datati e firmati. Se sei un contribuente che ha avuto l’obbligo d’iscriversi al Registro delle imprese con ComUnica (ovvero Comunicazione Unica), e quindi avrai già installato l’applicazione disponibile sul sito http://downloadcomunica.infocamere.it/comunica_webinstaller/, puoi procedere all’invio per via telematica o tramite un supporto informatico. A questo punto la pratica è già completa al momento dell’invio. Ricordati solo che gli orari per la spedizione è dalle 8 alle 21, dal lunedì al venerdì, oppure dalle 8 alle 14, solo il sabato.
Ma se sei un contribuente che non ha dovuto adempiere all’obbligo di iscriversi al Registro delle Imprese? Quale sarà la procedura da seguire per chiudere la partita IVA? È presto detto. In tal caso, sei tenuto a recarti in qualunque ufficio dell’Agenzia delle Entrate, indipendentemente dal Comune in cui sei residente. Dovrai presentare i moduli compilati in duplice copia, anche per mezzo di una persona a cui avrai delegato questo compito. Oppure puoi spedirli all’Agenzia delle Entrate a mezzo servizio postale, tramite una raccomandata. Ma non dimenticarti di allegare la fotocopia della tua carta d’identità. Anche in questo caso, non ha alcuna importanza il Comune in cui risiedi (fonte: Informazione Fiscale).
Ulteriori istruzioni
Nel momento in cui chiudi la tua partita IVA, devi indicare il tuo codice ATECO (ATtività ECOnomiche). Trattasi di un tipo di classificazione che l’Istituto Nazionale di Statistica italiano (ISTAT) adotta per definire una determinata attività economica. Una volta che la comunicherai, avrai ufficialmente chiuso la tua partita IVA e non avrai bisogno di fare altro. Il codice ATECO può essere modificabile entro 30 giorni dalla modifica della tipologia di attività utilizzando tramite i moduli AA9/11 e AA7/10 (fonte: Contributi PMI). Qualora ignorassi il tuo codice ATECO, puoi rintracciarlo grazie al sito ufficiale https://www.codiceateco.it/. In alternativa, puoi accedere al tuo cosiddetto “cassetto fiscale” presso il sito dell’Agenzia delle Entrate (fonte: Fatturapro).
L’ultimo aspetto importante da tenere in considerazione, quando si pensa di chiudere la partita IVA, è comunicare la data in cui hai cessato la tua attività in modo permanente. È qualcosa che dovrai fare entro una trentina di giorni a partire dalla data di cessazione. Sui moduli AA9/12 o AA7/10, dovrai scrivere la data di oggi, non quella che ci sarà entro 30 giorni. Ma dovrai presentare i suddetti moduli in forma telematica entro 30 giorni. Se sei inattivo come libero professionista da più di tre anni, l’Agenzia delle Entrate stessa provvederà a chiudere la tua partita IVA in un modo diretto e automatico senza il tuo intervento (fonte: Informazione Fiscale).
Costi
Una domanda che viene generalmente posta è questa: quanto costa chiudere una partita IVA? La bella notizia è che tale operazione è a titolo completamente gratuito. Non bisogna versare alcuna tassa di disiscrizione. Tuttavia, se ti avvali delle competenze di un consulente finanziario, oppure di un commercialista, che ti aiuti a presentare la richiesta di chiusura della partita IVA, è giusto retribuirlo per i suoi servizi di consulenza. L’importante è che ti rivolgi a una figura professionale qualificata e certificata. Esistono delle certificazioni ad hoc come quelle che la Efpa Italia (ovvero l’European financial planning association) rilascia a chi frequenta determinati corsi e supera gli esami con successo (fonte: La Repubblica).
Chiudere la partita IVA: ci sono sanzioni?
La risposta è la seguente: assolutamente no. Se non comunichi la chiusura della tua partita IVA, non ci sono delle conseguenze a livello economico. Tuttavia, fino al 2016 il discorso era diverso. In tal caso, si era tenuti a pagare una sanzione che si aggirava tra i 516,00 e i 2.000 euro, ma la somma scendeva a 167,00 euro se la si pagava entro 30 giorni dall’avviso pervenuto da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il Decreto legge numero 193 del 22 ottobre 2016 emanato dal governo Renzi ha cancellato la sanzione e abrogato il codice tributo 8120 che bisognava utilizzare per effettuare il versamento delle sanzioni con il modello F24 (fonte: Fiscomania).