Nuovo record debito pubblico italiano: superati i 2400 miliardi
A luglio 2019 si è registrato un significativo aumento del debito pubblico. Un massimo storico destinato ad avere pesanti conseguenze per la nostra economia.
Nel corso degli anni il debito pubblico italiano è diventato un ingombrante macigno che pesa non poco sulla nostra economia. Recentemente, la sua crescita ha stabilito un nuovo record, superando i 2400 miliardi di euro al 31 luglio 2019, rispetto ai 2.386 miliardi del mese precedente.
La crescita mensile è stata di 24 miliardi di euro, come conseguenza dell’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro per 27,1 miliardi; rispetto allo stesso mese dello scorso anno l’incremento è stato di quasi 61 miliardi.
Sono questi i dati non proprio incoraggianti di Bankitalia, che, nella pubblicazione statistica “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, riporta che le disponibilità centrali sono aumentate da 27,1 miliardi a 94,8 miliardi, ammontavano a 80 miliardi a luglio 2018, un dato che ha più che compensato l’avanzo di cassa delle Amministrazioni pubbliche (3,4 miliardi); gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione dei tassi di cambio hanno complessivamente ridotto il debito di 0,2 miliardi.
L’esigenza di ridurre l’ingente debito pubblico italiano, attuando interventi volti ad incrementare la crescita, si fa, dunque, ancora più pressante. Proprio la centralità di questa tematica ci porta ad illustrare quali sono gli effetti negativi e positivi che derivano dalla crescita del debito pubblico.
Ecco, allora, alcuni aspetti che andremo ad approfondire nel seguito:
- cos’è il debito pubblico;
- gli effetti negativi del debito;
- come ridurre il debito;
- fino a che livello può crescere il debito;
- gli effetti positivi della spesa pubblica.
Cos’è il debito pubblico
Il debito pubblico rappresenta l’esposizione di uno Stato nei confronti del settore privato dell’economia (famiglie, imprese, banche di credito ordinario) e/o della Banca Centrale.
In sostanza il debito sorge quando le spese di uno Stato sono superiori alle entrate. Se tale disavanzo non può essere coperto stampando più moneta, lo Stato emette Titoli, obbligazioni del Tesoro che, messe all’asta, vengono acquistate ad un certo tasso di interesse annuo. Emettendo dei titoli pubblici, lo Stato riesce ad avere delle entrate per rifinanziare il debito pubblico.
Gli effetti negativi del debito
La prima conseguenza del debito è che lo Stato, per finanziare il debito, sottrae risorse che potrebbero essere utilizzate per sostenere il settore produttivo.
Si instaura così una concorrenza tra Stato, Borsa e imprese, con il primo che attrae le risorse che gli investitori potrebbero far fluire verso il settore privato. Basti pensare che la tassazione di cedole e guadagni ottenuti investendo in titoli di Stato è più favorevole (pari al 12,5%) rispetto alle altre forme di investimento (pari al 26%). Questo fa sì che lo Stato si impossessi di risorse che, altrimenti, potrebbero finanziare la crescita e gli investimenti privati.
Un altro effetto della crescita del debito pubblico è la crescita della tassazione. Lo Stato aumenta la tassazione, al fine di trovare le risorse necessarie a ripagare il debito generato e/o evitare che questo aumenti in misura troppo rapida. L’aumento delle tasse porta a una riduzione del reddito disponibile e diminuisce le possibilità di consumo delle famiglie e di investimento delle imprese.
Questo effetto provoca una riduzione della spesa dei privati, poiché questi ultimi devono pagare più tasse per aiutare lo Stato a ripagare il debito. Inoltre i consumatori tendono ad aumentare il risparmio attendendosi un futuro aumento delle tasse, necessario a rimborsare il debito statale.
Come ridurre il debito
Studiosi ed economisti sono concordi nell’affermare che basterebbe un tasso di crescita nominale (ovvero, comprensivo di inflazione) attorno al 2-3% per cominciare a ridurre il debito in automatico, senza ricorrere a misure depressive per l’intero ciclo economico. Nel periodo attuale di bassa inflazione, però, la sfida si fa ancora più complessa, e richiede riforme strutturali e un rilancio dei consumi e degli investimenti per spingere il più possibile la crescita del PIL. Se poi aumentasse anche l’inflazione, ciò avrebbe sicuramente un effetto positivo sul debito.
Fino a che livello può crescere il debito
Esiste sicuramente un legame negativo tra debito e crescita economica, e rappresenta un ulteriore effetto negativo per i privati.
Infatti, alcuni studiosi affermano che nei Paesi in cui il rapporto tra debito è PIL è superiore alla soglia del 90% si ha una riduzione del ritmo di crescita.
Per lo Stato un incremento del debito determina un aumento del costo sostenuto per il pagamento degli interessi. Solitamente, infatti, un Paese con elevato debito pubblico viene percepito come più rischioso dalle agenzie di rating e, di conseguenza, ottiene un rating più basso. Ciò comporta che i titoli di Stato debbano pagare un tasso di interesse maggiore rispetto a quelli di Paesi con debito inferiore.
Inoltre l’aumento del debito implica che lo Stato deve sottrarre le risorse che potrebbero essere utilizzate per sostenere l’economia e fa aumentare la pressione fiscale, poiché lo Stato è costretto ad imporre più tasse per ripagare questi interessi.
Gli effetti positivi della spesa pubblica
Esistono, tuttavia, anche degli effetti positivi legati al debito pubblico. Se la spesa pubblica viene aumentata per migliorare le infrastrutture, innovare i mezzi pubblici, sostenere scuole e università, finanziare la ricerca, si pongono, di fatto, le basi per migliorare l’andamento generale dell’economia.
In questo caso, l’aumento del debito è ripagato dalla più rapida crescita economica che viene generata dalla spesa pubblica. Un buon governo dovrebbe indirizzare la spesa pubblica verso gli investimenti in grado di rendere più produttiva l’economia e migliorare la vita dei cittadini.
Inoltre, in periodi di recessione, l’intervento dello Stato con un aumento della spesa pubblica, determina un aumento della domanda del settore pubblico, andando ad annullare gli effetti negativi legati alla riduzione della domanda da parte dei privati. In questo caso, si evita che l’economia cada in una profonda recessione e si velocizza il ritorno ad una condizione economica ordinaria.